La nostra pelle lavora di giorno e soprattutto di notte, quando il riposo permette ai tessuti di utilizzare tutte le energie dell’organismo per riprendersi dallo stress ultravioletto. Lo fa per garantirci quel colorito tanto amato che esibiamo per tutta l’estate. In buona sostanza, l’abbronzatura. Vediamo come e perché. Spiega il dottor Andrea Romani, dermatologo a Montecatini Terme e segretario generale Isplad.
«Come è noto, il nostro organismo si difende dagli UV e dai danni provocati dalla tintarella attraverso due meccanismi: uno di pigmentazione immediata dovuta all’ossidazione della melanina, l’altro di pigmentazione ritardata dovuta alla sintesi della melanina da parte dei melanociti»
Da alcuni anni si sa che la melanina non soltanto assorbe e riflette i raggi UV come un filtro solare, ma agisce anche da ‘spazzino‘ nei confronti dei radicali liberi, proteggendo così il DNA cellulare. La pigmentazione ottimale, che si ottiene in 8/10 giorni, protegge la pelle anche dalle esposizioni successive. Dopo 3-4 settimane, lo strato corneo s’ispessisce per difendere l’epidermide dagli UV.
«Ultimamente sono stati formulati integratori contenenti carotenoidi come beta-carotene, alfa-carotene e gamma-carotene, estratti dal frutto della palma da olio (Elaeis Guinesis), il licopene, estratto dai pomodori, la luteina e la zeaxantina, estratte dai fiori di calendula, e la Potypodium leucotomos, un estratto di felce dell’America Centrale»
L’effetto antiossidante dei carotenoidi, può ridurre anche i danni indotti dall’esposizione agli UV sull’attività di difesa immunitaria della pelle. A questo proposito si è notato che intervenendo anche con i probiotici (associati a carotenoidi) le difese della pelle risultano altamente protette. Ricordiamolo, lo stato infiammatorio provocato dall’esposizione ai raggi UV si traduce in un aumento dell’interleuchina 10 e in una diminuzione dell’attività delle cellule di Langerhans: la somministrazione di probiotici (esempio: bifidobatterio 131312) prima e durante l’esposizione rinnova l’attività immunitaria propria della pelle.
Spesso l’attenzione è stata rivolta alla nutrizione, in quanto nella cute è presente la vitamina A, peraltro abbondante anche in molti vegetali che rientrano nell’alimentazione umana. La sua funzione consiste nell’assorbire i raggi ultravioletti della radiazione solare limitando così i danni ai tessuti sottostanti. Si è pensato che l’integrazione con supplementi di vitamina A potesse favorire il processo di pigmentazione della pelle. In realtà oltre a un’azione protettiva rispetto agli ultravioletti, non sono stati dimostrati effetti incentivanti l’abbronzatura, caso mai contribuiscono a evitarne gli effetti deleteri.
Un discorso simile è valido anche per l’acido paraminobenzoico (PAGA) un’altra vitamina presente nell’epidermide che svolge un’azione di filtro e che viene usata come integratore anche nel trattamento della vitiligine e del lupus eritematoso. Spesso rientra nella composizione di prodotti cosmetici specifici per l’esposizione solare, proprio per l’effetto protettivo che comporta.
E’ stato sintetizzato un ormone simile a quello umano, attivato nella melatonina, che normalmente è prodotto dalla ghiandola pineale. La luce solare stimola la ghiandola e l’ormone a sua volta sollecita i melanociti (cellule presenti nella strutture dell’epidermide) a produrre il pigmento melanina che conferisce il colorito bruno alla pelle. La sperimentazione è stata fatta su pochi soggetti e la somministrazione del farmaco, chiamato melatonina-1 (MT-1), per ora solo mediante iniezione sottocutanea, è stata eseguita in zone circoscritte del corpo.