Le cellule staminali adipose hanno già dimostrato la loro efficacia nella chirurgia estetica e ricostruttiva. Risultati toccabili con mano, oggetto di studi in tutto il mondo. Quindi perché non conservare il grasso proveniente da una liposuzione per un futuro utilizzo?
O meglio, perché non conservarne le cellule staminali? Quando una cosa funziona, specialmente in questo tipo di chirurgia, diventa subito una moda. Ed è proprio quello che sta accadendo in ogni paese occidentale.
La ricerca della perfezione e della giovinezza a tutti i costi, unita ad una certa efficacia delle staminali nel contrastare l’invecchiamento ha portato diversi paesi, in particolare il Belgio per ciò che concerne l’Europa (dove una legislazione molto progressista da ampio margine alla sperimentazione, n.d.r.), a creare delle banche atte alla conservazione del grasso e delle cellule staminali adipose.
Fino ad ora il lipofilling, ovvero l’innesto di grasso in alcune parti del corpo per rimodellarlo, doveva essere fatto nello stesso giorno dell’aspirazione e quindi nello stesso intervento. Questo perché non vi era modo di conservare il grasso in maniera adeguata, senza che la sostanza ne risultasse alterata. L’adipe che non veniva utilizzato, quindi, finiva irrimediabilmente nella spazzatura.
Come spiega il prof. Alessandro Gennai, chirurgo plastico socio dell’Eafps , acronimo di European academy of facial plastic surgery:
Il lipofilling, ossia l’innesto del proprio grasso come trattamento anti-age nel viso o per rimodellare il corpo è ormai una realtà consolidata nella medicina estetica, in quanto si tratta di una soluzione naturale, atossica e senza il rischio di rigetto. Con questa nuova pratica (ovvero la conservazione delle cellule staminali adipose ndr) ci sono vantaggi notevoli: la paziente non è obbligata a eseguire i due interventi contemporaneamente, ma può scegliere di fare il reinnesto quando ritiene più opportuno.
Gennai è stato uno dei primi chirurghi a far conservare il tessuto adiposo presso la banca belga. Il risvolto più interessante di questa conservazione criogenica non risiede solo nella possibilità di preservare il materiale per interventi di chirurgia estetica: le cellule staminali mesenchimali crioconservate infatti mantengono le stesse caratteristiche biologiche che avevano al momento del prelievo. Esse possono essere utilizzate non solo per finalità estetiche ma anche per ricostruire tessuti persi in caso di ustioni, traumi, o mastectomia dovuta ad un tumore al seno, tanto per fare qualche esempio.
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