Sarebbe un gene il fautore del funzionamento del nostro organo più importante, quello che ci mantiene in vita giorno dopo giorno: il cuore. Adibito alla regolazione del battito e della frequenza.
E’ questa la scoperta di un team di ricercatori italiani dell’Università di Milano, diretti dal dott. Dario Di Francesco. La ricerca, pubblicata sulla Pnas,”Proceedings of the National Academy of Sciences”, una delle più importanti pubblicazioni mondiali, potrebbe aprire la strada a nuove metodologie di cura delle aritmie cardiache.
Di Francesco è uno dei cardiologi più noti a livello internazionale per i suoi studi sul canale ionico, conosciuto anche sotto il nome di canale del pacemaker o “funny”, da lui individuato nel 1979. La scoperta dei canali “if” effettuata dallo scienziato responsabili dell’attività spontanea cardiaca, gli è valsa, grazie al proseguo delle sperimentazioni a tal riguardo, il Grand Prix Scientifique nel 2008. Con i suoi studi è stato infatti possibile sviluppare dei farmaci specifici per il controllo dei canali funny e delle aritmie, riuscendo a trovare una terapia di elezione in grado di non compromettere altri parametri collegati al muscolo cardiaco.
La scoperta del funzionamento del gene Hcn4 rappresenta quindi il completamento di un percorso trentennale del luminare, ed al contempo un altro piccolo passo verso una terapia cardiaca, relativa alla frequenza del cuore, più specifica e mirata.
Secondo il team di scienziati infatti, il gene sopracitato è in grado di gestire una proteina che nel cuore funziona da canale funny, quindi utilizzato dalle cellule aritmiche cardiache per la generazione della loro attività spontanea di movimento.
Disattivando il gene in questione su un gruppo di topi geneticamente modificati è stato possibile osservare una diminuzione della frequenza. Un calo proporzionale alla quantità di proteine-funny rimosse dalla membrana cellulare del cuore.
Spiega il dott. Di Francesco:
I canali funny sono indispensabili per la generazione dell’attività cardiaca.Una scoperta del genere apre la strada a nuovi metodi per le terapie antiaritmiche.
Quel che è certo è che la scoperta contribuirà ad una nuova spinta in avanti della ricerca farmacologica per la cura delle aritmie.
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Fonte: Italia News