Sono stati presentati i dati dello Studio ICONA iniziato più di dieci anni fa in relazione alla crescita e diffusione dell’AIDS. Come ricorda il professor Mauro Moroni, Ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Milano e Presidente della Fondazione ICONA:
“L’epidemia da HIV è un evento in costante evoluzione. Gli studi come quello portato avanti dalla fondazione, coprono pertanto un’assoluta necessità. ICONA. sorta nel 1997, nei primi dieci anni di attività ha arruolato 6207 pazienti sieropositivi “naive“, cioè non ancora trattati con terapie antiretrovirali, provenienti da 71 Centri clinici operativi sull’intero territorio Nazionale, coordinati da 6 Centri Universitari”
Dieci anni di osservazione continua che consentono di fotografare la situazione del nostro Paese, dalla quale emergono considerazioni ed indicazioni importanti anche per il futuro. Dice la professoressa Antonella d’Arminio Monforte, Ordinario di Malattie Infettive dell’Università di Milano e Segretario Scientifico Fondazione ICONA
“Nei primi anni dello studio un’elevata percentuale dei soggetti aveva acquisito l’infezione tramite la tossicodipendenza, mentre questa percentuale è man mano diminuita. Oggi la maggioranza dei pazienti che arriva ai Centri Clinici, si è infettata per via sessuale (sia etero che omosessuale). Questi soggetti molto spesso non sanno di appartenere ad una popolazione a rischio (sieropositività sommersa), per cui arrivano alla diagnosi quando la malattia è ormai in fase avanzata (32,2%)”.
Con quali conseguenze? In primo luogo la persona con HIV diagnosticata tardivamente non ha l’opportunità di iniziare nei tempi ottimali la terapia antiretrovirale. In secondo luogo la non consapevolezza dello stato di infezione può favorire un’ulteriore diffusione del contagio. La promozione della conoscenza dello stato di salute appare dunque un intervento rilevante nella prevenzione della infezione e delle sue conseguenze cliniche.
Per raggiungere l’obiettivo occorre favorire l’esecuzione del test mettendolo a disposizione di quei gruppi di popolazione per i quali è più elevato il beneficio atteso da una diagnosi tempestiva (per esempio le donne in gravidanza e i loro partners). Dopo più di dieci anni dall’inizio dello Studio ICONA, grazie ai farmaci antiretrovirali, la mortalità per AIDS si è ridotta in modo rimarchevole: dal 100% all’8-9%. Ma rimane ancora relativamente elevata la probabilità di interrompere o cambiare il trattamento per problemi di tollerabilità, tossicità o mancata aderenza al piano di cure prescritto: l’elevato numero di compresse, la complessità degli schemi di assunzione e gli effetti collaterali dei farmaci appaiono i motivi più frequenti dell’insufficiente assunzione delle terapie.
Come riferisce il professor Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico Istituto Nazionale Malattie Infettive “L. Spallanzani” di Roma: i casi notificati dall’inizio dell’epidemia fino al 31 dicembre 2007 sono quasi 60.000 e le stime mostrano una sostanziale stabilità nel numero di nuovi casi rispetto all’anno precedente.
Dice il professor Adriano Lazzarin, Direttore Dipartimento Malattie Infettive dell’Ospedale San Raffaele di Milano:
“E’ giunto il momento di darsi obiettivi più ambiziosi. Se prima erano quelli di evitare che un paziente morisse di AIDS e di contrastare l’evoluzione dell’infezione a malattia, oggi l’obiettivo primario è quello di arrivare alla viremia negativa se non in tutti, perlomeno nella stragrande maggioranza dei pazienti in trattamento. Una meta che appare raggiungibile grazie a nuovi farmaci in grado di uccidere, nel 90-100% dei casi, i virus multi resistenti”.
Una vera e propria rivoluzione nell’approccio strategico di lotta contro l’HIV e le sue drammatiche conseguenze.