Un attacco di cuore è sempre un evento molto pericoloso per la vita umana, ma se questo avviene in determinati momenti della giornata, come ad esempio di mattina, lo diventa ancora di più. Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista Heart da parte di un team di ricerca spagnolo.
Gli attacchi di cuore che si verificano tra le 6 del mattino e mezzogiorno sono più propensi a lasciare una zona del 20% più grande di tessuto morto (infarto) causata dall’attacco, che risulta più grave per la persona colpita che in qualsiasi altro momento della giornata.
E’ ben noto che una persona con un regolare orologio biologico influenzi i processi cardiovascolari fisiologici, compresa l’incidenza degli attacchi di cuore, i quali tendono a verificarsi maggiormente all’incirca intorno al momento in cui una persona si sveglia. Ciò che era meno noto era l’entità dei danni che questo poteva comportare.
I ricercatori dell’Ospedale Clinico San Carlos di Madrid hanno stabilito il rapporto tra l’impatto del momento della giornata su un attacco di cuore e le dimensioni del tessuto morto (infarto) causato nei pazienti con infarto miocardico con innalzamento del tratto ST (STEMI), un tipo di attacco di cuore causato da un prolungato periodo di afflusso di sangue bloccato.
Hanno analizzato i dati di 811 pazienti con infarto STEMI ricoverati nel reparto di cura coronarica dell’ospedale tra il 2003 e il 2009. Hanno calcolato le dimensioni dell’infarto cercando il rilascio di enzimi nei pazienti. Il tempo di insorgenza dell’attacco è stato suddiviso in quattro periodi in fasi da 6 ore.
I pazienti con la dimensione più grande dell’infarto sono risultati essere quelli che hanno avuto un attacco di cuore nel periodo di transizione buio-luce delle 6:00 fino a mezzogiorno. Questi pazienti è stato calcolato potessero avere un livello superiore del 21% degli enzimi in questo periodo (che indicavano una dimensione di infarto maggiore) rispetto ai pazienti che hanno avuto un attacco di cuore tra le 18:00 e mezzanotte.
Il maggior numero di pazienti (269) ha avuto un attacco di cuore tra le 6:00 e mezzogiorno, seguiti dai 240 pazienti che l’hanno subìto tra mezzogiorno e le 18:00, 161 durante il periodo 18:00-mezzanotte, e 141 tra mezzanotte e le 6 del mattino.
Inoltre i ricercatori hanno scoperto che i pazienti con lo STEMI accaduto nella parete anteriore del cuore si sono ritrovati con una dimensione maggiore di infarto rispetto ai pazienti il cui l’attacco è avvenuto in altri punti. Gli autori concludono:
Se confermati, questi risultati possono avere un impatto significativo sull’interpretazione degli studi clinici delle strategie cardioprotettive nello STEMI.
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[Fonte: Sciencedaily]