Anche l’oncologia sta seguendo l’iter della medicina in generale: concentrare gli sforzi per arrivare ad una medicina più personalizzata. Ed in tale assunto anche la radioterapia sta cambiando, diventatando sempre più precisa e personalizzata. Ovvero concepita per “quel tumore” in “quel paziente”, in modo tale da “scolpire” la dose di radioterapia in base alle esigenze ed alla resistenza del paziente circoscrivendola perfettamente all’organo colpito.
C’è chi compara i moderni radioterapisti a degli scultori: e tale raffronto non si allontana troppo dalla realtà dei fatti. Anche perché la strumentazione, rispetto a quella che poteva essere la pioneristica cobaltoterapia sono decisamente migliorate in quanto a precisione e molte macchine sono in grado non solo di riconoscere l’anatomia del tumore, ma anche di valutarne la densità, dando modo di rilasciare la giusta dose di terapia radio in base alla sua consistenza. Un po’ come farebbe davvero un artista.
Non solo, al momento è allo studio una tipologia di radioterapia combinabile con i nuovi farmaci “a bersaglio molecolare”, per rendere ancora più efficaci gli interventi. A rallentare in tal senso la ricerca sono i costi, così come sottolineato all’ultimo Estro, l’European Society for Therapeutic Radiology and Oncology. Nonostante ciò il progresso in tal senso va avanti. Commenta il presidente dell’Estro Jean Bouhris:
La radioterapia oncologica sarà all’avanguardia nel trattamento dei tumori.
Un esempio, la necessità di introdurre una “quarta dimensione”, ovvero il suo movimento. Viene portato ad esempio il cancro polmonare nel quale il tumore, anche se impercettibilmente cambia posizione con il respiro. Come curarlo senza danneggiare i tessuti circostanti? Lo spiega il dott. Guido Baroni del Politecnico di Milano.
Ci sono sostanzialmente due modi. Il primo prevede l’accensione del fascio di radiazioni quando la lesione sta in una certa posizione: si chiama gating respiratorio. In pratica, accendo e spengo il fascio di radiazioni a seconda di dove è localizzato in un preciso momento il tumore. Il secondo è la tecnica del tracking: lascio sempre acceso il raggio, ma lo modifico in modo che sia lui a inseguire il tumore.
E sebbene poche al mondo, sono già presenti delle macchine in grado di fare ciò: una è proprio a Milano. Parlando di radioterapia, al congresso, è sorto però un nuovo (vecchio) imperativo: quello di limitare il più possibile gli effetti collaterali delle radiazioni.
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Fonte: Corriere della Sera