Il rapporto tra iodio e tiroide, rientra in uno dei più grandi interrogativi della medicina: non per endocrinologi e medici che ne conoscono a dovere funzionamento ed espressione, quanto per il comune mortale che nelle diverse notizie riguardanti gli studi si trova talvolta a leggere tutto ed il contrario di tutto, ottenendo solamente di trovarsi più confuso. Oggi cercheremo di capire meglio come funziona l’intera questione.
Prima di ogni cosa bisogna ricordare cosa è la tiroide. Si tratta di una ghiandola, molto importante per il nostro organismo, posta nella parte anteriore del collo, in grado di produrre ormoni. Gli ormoni tiroidei hanno un ruolo primario nello sviluppo di qualsiasi tessuto dell’organismo, intervenendo sia nelle principali fasi dello sviluppo corporeo che in tutte le reazioni metaboliche, attraverso l’aumento della sintesi delle proteine e del consumo di ossigeno.
E’ qui che entra in campo lo iodio: questo particolare elemento è infatti necessario affinché avvenga correttamente la sintesi degli ormoni tirodidei il T3 o triiodotironina e il T4 o tetraiodotironina o tiroxina. Iodio che deve essere assunto tramite l’alimentazione. Se la quantità assunta è troppo scarsa rispetto alla quantità necessaria, o eccessiva, la tiroide funziona male, non soddisfacendo o iperproducendo gli ormoni. In quel caso solitamente si interviene a livello farmacologico con farmaci specifici.
Non è quindi poi difficile comprendere che vi sia il rischio che una maggiorata quantità di questa sostanza risulti deleteria piuttosto che salutare, in entrambi i casi. Tentando di fare un esempio esplicativo. Immaginate di avere un vaso che non si riempie e che a voi è necessario che sia pieno. Non avendo più acqua, inserite un liquido artificiale che pone il livello al giusto punto. Se viene gettata dell’acqua, anche sotto forma di pioggia, il vaso poi trabocca e questo non va bene.
Allo stesso modo può essere spiegato il rapporto tra iodio e tiroide. Senza dubbio un endocrinologo potrà spiegare meglio il concetto. Essenzialmente, però, si tratta di un fattore di equilibri.
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Fonte: Saninforma