Uno dei grandi problemi dell’Italia dal punto di vista della salute? L’utilizzo del sale. Questo piccolo elemento naturale, minerale riscontrabile sia nell’acqua marina che in particolari tipologie di rocce, viene utilizzato per rendere meno insipidi cibi. Il problema consta però nel fatto che gli italiani, a dispetto della dieta mediterranea, ne faccio un uso indiscriminato, mettendo a rischio la salute del proprio cuore.
Il nostro paese, purtroppo, ha conquistato il suo posto tra quella serie di nazioni che consumano più sale al mondo. Parliamo di una media totale di bene 10,8 g al giorno (teoricamente diviso in 12 grandi degli uomini in 10 g per le donne, n.d.r.). Una quantità definibile “industriale” se si pensa che la quantità giornaliera consigliata è pari ad 1 g.
A fare una fotografia di questa situazione pessima per quanto riguarda l’influenza del sale sull’incidenza delle malattie cardiovascolari, ci pensa il dottor Francesco Cappuccio, attualmente tra le file degli esperti della Warwick University.
In linea teorica, soprattutto nel nostro paese, le messa in atto di una dieta mediterranea dovrebbe tenere lontano questo problema, se non fosse che solo il 20% del sale che ne assumiamo dipende direttamente dal condimento. Purtroppo l’80% del sale che consumiamo normalmente viene assunto direttamente dagli alimenti che compriamo normalmente nei supermercati.
Si tratta di cibi salati all’origine, molto spesso per mantenerne la conservazione o perché parte di piatti già pronti e di alimenti già conditi. Ecco quindi che per prevenire l’incidenza di malattie cardiovascolari, oltre ché favorire una alimentazione sana dal punto di vista della varietà ed una corretta attività fisica, bisogna aggiungere alla lista delle cose da fare la necessità di acquistare alimenti che non siano pre-salati o conditi artificiosamente.
È per questo motivo che il dott. Cappuccio e gli altri ricercatori delle università, intendono presentare un appello ai governi alla prossima riunione delle Nazioni Unite che si terrà a breve a New York per stabilire le priorità della salute pubblica per i prossimi 10 anni, affinché vengano prese in esame delle misure in favore della riduzione del consumo di sale, al fine di limitare l’incidenza delle malattie cardiovascolari.
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Fonte: Corriere della Sera