Ormai un fattore riguardante l’assistenza medica italiana, a prescindere dalla tipologia, è abbastanza chiaro: non è uguale per tutti, risentendo delle diverse prestazioni che ogni Regione è in grado di mettere in atto a seconda della presenza o meno di fondi. Tra gli esami non garantiti in tutte le città vi è quello audiometrico neonatale, lo screening audiologico.
Un esame che si rivela di grande importanza specialmente per i bambini nati con dei problemi di sordità, per i quali i genitori chiedono a gran voce delle norme nazionali che regolino l’accesso a questo tipo di esame nei primi quattro mesi di vita del bambino: test necessario per scoprire ed affrontare in tempo il problema dei bimbi se presente, garantendo loro un corretto sviluppo mentale e del linguaggio. Commenta la portavoce del movimento dei genitori nato su Facebook in materia e divenuto punto di incontro per più di mille famiglia, Jodi Cutler:
Non è possibile che nel 2012 questo diritto fondamentale sia ancora negato.
Ed a pensarla allo stesso modo, vi è anche il dott. Luciano Bubbico, del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Istituto Affari sociale di Roma. Che spiega come la mancanza di adeguate regolamentazioni a livello regionale, in ogni regione, possa portare all’inasprimento delle posizioni con conseguenti denunce alla magistratura da parte dei genitori:
Ci vuole una normativa in ogni Regione, non si può più aspettare. C’è il serio rischio che le famiglie aprano contenziosi legali, perché siamo di fronte a una disparità di trattamento sanitario da Regione a Regione o anche da ospedale e ospedale.
Già due famiglie, da ciò che si apprende, avrebbero intentato causa per via della scoperta tardiva della sordità del figlio. Cerchiamo di capire a livello tecnico l’importanza dello screening audiologico. Esso è un metodo di prevenzione a basso investimento che consentirebbe ai bambini affetti da problemi di sordita, grazie alla precocità di diagnosi, di avere una vita normale e di far risparmiare ai genitori costi molto alti a livello sanitario e sociale.
Mancano però norme nazionali che rendano obbligatorio il test sebbene faccia parte delle priorità del Piano Sanitario 2011-2013 del Ministero della salute.
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Fonte: Corriere della Sera