La figura dell’infermiere sia ad un livello terapeutico che riabilitativo per soggetti affetti dal morbo di ALZHEIMER è di estremo rilievo ed importanza. È da anticipare, infatti, che chi ha a che fare con il paziente in primis, chi si occupa di lui e dei suoi bisogni da un punto di visto non prettamente ed esclusivamente curativo ed assistenziale ma anche e soprattutto psicologico ed emotivo, è proprio I’infermiere.
Quando l’infermiere prende in carico un paziente con morbo di Alzheimer lo fa attraverso una visione globale del paziente, una sorta di approccio olistico vero e proprio; infatti la cura del corpo, le emozioni e le sensazioni del paziente, sono elementi globali del progetto assistenziale che è utile al fine di instaurare altresì la relazione infermiere/paziente.
Ma quali sono le relazioni che si vengono ad instaurare da parte del personale infermieristico che si occupa di questi pazienti sia a livello domiciliare che ospedaliero? Partiamo dal presupposto che i ruoli ed i compiti dell’infermiere si sono evoluti con il passare del tempo, passando da quello che era un ruolo di mera esecutività ad, attualmente, un ruolo di maggiore centralità, autonomia e dinamicità. Ad oggi, consideriamo che il rapporto tra infermiere e paziente malato è un rapporto basato sulla comunicazione verbale, in cui il malato esprime il disagio, il dolore e le proprie richieste e l’infermiere risponde o mediando tra medico e paziente oppure provvedendo lui stesso a dare sollievo e risposta alle suddette richieste.
In tale relazione è necessario, anzi quasi d’obbligo, ritrovare una dimensione “prettamente umana“, fondata sulla relazione che non è più solamente verbale ma anche e soprattutto non verbale e deve utilizzare l’intelligenza, la fantasia, l’intuizione, l’empatia, l’emozione e l’affettività attraverso il sorridere, l’accarezzare, lo scherzare, l’abbracciare e I’accompagnare, tutti elementi che sono e rientrano in quella che può essere definita una nuova osservazione-relazione.
Le difficoltà che più spesso vengono incontrate riguardano soprattutto l’instaurarsi della relazione con il paziente, la difficoltà nell’adattamento dell’ambiente che può essere sia domestico che ospedaliero e la difficoltà a relazionarsi con i familiari del paziente stesso. Quanto detto fin ora tende a sottolineare oltre che il ruolo di rilievo e importanza che assume l’infermiere in tale contesto, anche le difficoltà che molto spesso tali figure incontrano durante le loro attività, evidenziando altresì la specificità caratteriale, di personalità e formativa che tale operatore deve avere.
La formazione del personale infermieristico dell’area geriatria infatti deve contraddistinguersi, rispetto a quella di altre aree, anche attraverso l’affinamento delle competenze che permettono all’operatore di valutare razionalmente la propria disponibilità ad occuparsi di quel particolare paziente (elemento essenziale per la realizzazione di un’ assistenza qualitativamente adeguata) e fornisce allo stesso strumenti per controllare l’emotività ed il coinvolgimento psicologico nella relazione con il paziente.