Contro i sintomi associati alla sindrome del colon irritabile, sembra che la terapia con l’ipnosi sia un’alterativa efficace ai farmaci tradizionali. La sindrome del colon irritabile, anche chiamata colite spastica, colpisce milioni di persone in tutta Europa e circa il 30% degli italiani ne soffre, in prevalenza le donne, con un rapporto 10 a 7.
I sintomi della colite non sono sempre chiari, da un lato, infatti, si può soffrire di dolori addominali, gas, rigonfiamento e diarrea, e dall’altro di stitichezza. Attualmente, non esistono cure risolutive e mirate, ma essenzialmente una serie di linee guida per prevenirne l’insorgenza o controllarne i sintomi, soprattutto attraverso la dieta.
Due nuovi studi condotti dai ricercatori svedesi della Sahlgrenska Academy, tuttavia, suggeriscono che l’ipnosi possa essere realmente efficace contro i sintomi della sindrome del colon irritabile. Nella prima ricerca, pubblicata sull’American Journal of Gastroenterology ha coinvolto 138 pazienti affetti da colite spastica, che sono stati suddivisi in modo casuale in 2 gruppi, di cui solo uno è stato sottoposto ad 1 ora alla settimana di terapia ipnotica per 12 settimane.
Al termine del primo ciclo di trattamento è emerso come il gruppo che aveva avuto la possibilità di fare l’ipnosi aveva visto una riduzione dei sintomi del 40% rispetto al 12% del gruppo di controllo.
Il secondo studio ha coinvolto 208 volontari affetti da sindrome del colon irritabile, sottoposti a suo tempo anche loro a terapia ipnotica, che sono stati esaminati attentamente per valutare in che modo la cura avesse sortito effetti benefici. Anche in questo caso i risultati sono stati incoraggianti. L’85% di chi aveva fatto la terapia godeva ancora dei benefici fino a sette anni dopo il trattamento.
La maggioranza dei soggetti, inoltre, ha confermato di mettere ancora oggi in pratica gli esercizi suggeriti dai terapeuti. Tutto questo ha innescato un circolo virtuoso, migliorando non soltanto la qualità della vita, ma determinando anche una riduzione dei costi sanitari e il ricorso all’assistenza per il 70% dei pazienti.
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