Rinuncia alle cure per il cancro per permettere al suo bimbo di nascere, lei Chiara Corbello Petrillo, dopo poco tempo muore. Ieri, presso la chiesa di Santa Francesca Romana, l’ultimo saluto, in abito da sposa, accompagnata da tutti i suoi amici, dal marito Enrico e dal suo bambino Francesco di un anno. La storia di Chiara è di quelle che colpiscono duramente le emozioni, ma in positivo. Io sono una mamma, ma non è per questo credo che appena ho letto di lei ho cominciato a piangere: è che nella breve storia di questa donna di soli 28 anni c’è forse l’unico vero senso della vita stessa.
Non è la prima donna che dona la vita per un figlio, ma il modo con cui lo ha fatto è emblematico: lucidità e serenità, senza esitazione ha scelto la strada per lei più dolorosa e giusta. Impossibile dare un giudizio di qualunque tipo, la scelta di Chiara va accettata con tutta la sua forza. Anche se le tematiche toccate sono le più sentite e dibattute, a partire dall’aborto terapeutico. Chiara è sempre stata pervasa da una profonda fede religiosa, che l’ha aiutata in decisioni difficilissime. Ad un mese dal matrimonio, rimasta in stato interessante, a 25 anni, scopre che la sua bambina, che lei chiamerà Maria, è affetta da anencefalia, l’encefalo cioè, non si è formato del tutto e questo renderà impossibile la sua sopravvivenza. La ragazza però sceglie di non abortire, anche se la sua religione non l’avrebbe colpevolizzata in tal caso: vuole vivere la gioia della gravidanza. La piccina viene alla luce e muore subito dopo.
Superato il dolore Chiara rimane nuovamente incinta, ma l’ecografia anche stavolta sentenzia una malformazione per il suo nuovo cucciolo, Daniele. E’ senza gambe, ma ovviamente verrà al mondo. Purtroppo, in seguito ad un’altra anomalia, anche lui cessa di vivere poche ore dopo. La sofferenza dei giovani genitori però non li ferma ed arriva una nuova gravidanza, quella che finalmente vedrà la nascita di un bambino sano ed in grado di sopravvivere, Francesco. E’ a Chiara che stavolta al quinto mese di gravidanza viene diagnosticato un tumore alla lingua: dovrebbe subito abortire e curarsi, ma la sua scelta ancora una volta è quella della gioia della maternità. Subito dopo la nascita del bimbo si fa operare ed inizia il percorso di chemioterapia, ma è tardi e dopo un anno se ne va ccon il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore. Chiara ha spiegato :
“Quando aspettavo Maria, se avessi abortito, non penso che avrei ricordato il giorno dell’aborto come giorno di festa. Invece ricordo la gioia di quel momento, quando è nata. Alle mamme vorrei dire che conta il fatto di avere avuto il dono del figlio, non il tempo che ci è riservato di stare con lui”.
E’ questa concezione della vita che mi emoziona, che nulla ha a che vedere con la fede (sebbene per Chiara sia stata la strada per arrivarci). E’ questo che rende tutto impossibile da giudicare, da criticare. In questi casi si ricorda che il bambino crescerà poi orfano, ma una mamma così sarà presente sempre, con forza e con le parole del video, Francesco non si sentirà mai in colpa, che è un altro aspetto importante, comprenderà che la scelta di Chiara è stata la migliore che potesse fare, perché lei era così. Non tutti hanno questa forza: essere speciali è un dono. Di seguito il video in cui la ragazza racconta il suo primo parto, quello con Maria.
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