Un’atleta di 14 anni è entrata in coma sabato scorso dopo aver assunto venti cucchiaini di bicarbonato, della citrosodina ed un farmaco antinfiammatorio. Un mix terribile, che ha causato nella giovane nuotatrice originaria di Roma, ora ricoverata all’Umberto I di Siracusa in Rianimazione, un edema cerebrale e questo stato prolungato di incoscienza. Cerchiamo di comprendere il perché gli atleti utilizzino questo rimedio.
Sebbene questo incidente abbia acceso solo ora i riflettori su questo problema, a quanto pare sono molti gli atleti, dilettanti o meno, che ricorrono a questa tipologia di “defaticamento forzato” per poter recuperare in minor tempo la propria condizione migliore facendo abbassare i livelli di acido lattico nei muscoli. Uno studio condotto al riguardo nel 2011 da una collaborazione anglo-australiana, sembra aver confermato che dosi specifiche di bicarbonato assunte diluite in acqua, aiutino effettivamente gli atleti a recuperare con più fretta. Una diluzione ben calcolata in base al peso corporeo. Fattore questo che in molti casi non viene rispettato dagli atleti.
Un’indagine è già in corso per verificare cosa sia successo è già in corso, e provvederà a stabilire eventuali responsabilità: dovrà infatti comprendere se la ragazza ha agito da sola o perché spinta da qualcuno. Il problema reale che questo incidente ha contribuito a portare alla luce riguarda questa sorta di “doping” che sempre in più categorie si sta diffondendo e che vede l’utilizzo letale di sostanze lecite. Per darvi una idea della pericolosità di queste pratiche basterà illustrarvi come alte dosi di bicarbonato causino nausea, diarrea, e scompensi della pompa sodio-potassio all’interno dell’organismo. Un disturbo quest’ultimo che si rivela non di rado fatale.
La speranza, ovviamente, è quella che la ragazza si riprenda senza particolari conseguenze. Ciò non toglie che sia il caso di monitorare questo nuovo trend “dopante”, tentando di arginare l’utilizzo, in tutte le attività e le categorie, l’utilizzo di sistemi di ripresa poco sicuri.
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