Si è parlato spesso di trovare un modo alternativo di somministrare l’insulina nei pazienti affetti da diabete rispetto alla classica puntura sottopelle che specialmente negli anziani e nei più piccoli può rappresentare un problema. Un gruppo di ricercatori britannici sta sperimentando una nuova tipologia di insulina spray da somministrare per via nasale.
Non si tratta nel primo esperimento in tal senso condotto da scienziati internazionali, ma a quanto pare i medici inglesi dell’Università di Sunderland sarebbero arrivati ad una formulazione adatta a tenere sotto controllo il diabete di tipo uno, detto anche giovanile o insulino-dipendente, senza per questo dovere bucare la pelle dei pazienti. Si tratta di un traguardo molto importante quello raggiunto al momento dai ricercatori anglosassoni. La loro formula di insulina, oltre a poter essere somministrata per via aerea come un normale spray nasale avrebbe una vita di circa 24 ore, rispetto alle 9 canoniche, nella quale sarebbe in grado di ridurre in modo corretto i livelli di zucchero nel sangue dei pazienti.
Il diabete di tipo 1 viene definito “diabete giovanile” perché si sviluppa in bambini e giovani adulti attraverso la distruzione da parte del corpo delle cellule del pancreas che si occupano di produrre l’insulina. A causa di questo processo il livello di glucosio presente nel sangue si innalza, con il conseguente rischio di gravi patologie correlate. Lo studio in questione, condotto da Hande Nazar e pubblicato sulla rivista di settore Biomaterials Science, è stato portato avanti attualmente solo su livello murino. Il topo diabetico preso in considerazione ha mostrato di reagire bene al trattamento medicinale innovativo al quale è stato sottoposto.
Lo spray è stato creato con caratteristiche di termogelificazione e muco-adesivo. Commenta il ricercatore:
I nostri dati mettono in evidenza le potenzialità della formulazione nella somministrazione del dosaggio giornaliero di insulina per via nasale. Tuttavia, l’efficacia per il trattamento del diabete sugli uomini può essere valutata solo in clinica.
Ci vorranno quindi ulteriori sperimentazioni prima di comprendere se possa essere uno strumento valido anche per l’uomo, ma nel frattempo le basi sono state gettate.
Fonte | Biomaterials Science
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