A dicembre è scaduta la 3^ deroga europea che consentiva di erogare acqua con livelli di arsenico superiori a 10 microgrammi per litro. Tuttavia in alcuni comuni della Regione Lazio l’emergenza non è ancora rientrata e l’allarme arriva dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità). In queste ore sono circolate voci anche sul rischio arsenico nella catena alimentare, ma l’Istituto ha precisato che non esistono limiti massimi stabiliti per legge sul contenuto di arsenico negli alimenti e che la notizia di livelli di arsenico nel pane fuori norma è infondata.
Nonostante il quadro sia migliorato rispetto alle scenario del 2009, come ricorda l’ISS, i livelli di arsenico a Roma, Latina e Viterbo non sono ancora ottimali e occorre avviare ulteriori azioni di rientro ai valori di parametro nel più breve periodo. L’esposizione all’arsenico presente nelle acque è associato a importanti effetti tossici, tra cui quelli cancerogeni.
Le analisi dell’ISS sono state condotte su campioni di unghie e urine di 269 soggetti sani (da 1 a 88 anni di età) residenti nelle aree a rischio. La situazione più critica è emersa nel viterbese, dove la concentrazione della sostanza chimica nelle unghie è risultata pari a 200 nanogrammi per grammo contro gli 82 nanogrammi di un gruppo di controllo nella popolazione generale. Maggiori concentrazioni sono state rilevate anche nei bambini.
Il ministero della Salute Renato Balduzzi ha assicurato che, in collaborazione con tutti gli enti locali interessati, avvieranno in tempi stretti le misure per arginare l’emergenza arsenico. Il Codacons nel frattempo ha lanciato una class action per chiedere la chiusura di tutti quegli esercizi commerciali nel viterbese che usano acqua contaminata. Ma l’ISS invita alla cautela:
No agli allarmismi: ora ci sono i dati per intervenire in maniera adeguata ed equilibrata. In termini di valutazione del rischio bisogna sottolineare che “esposizione” non equivale automaticamente a “rischio per la salute”, poiché vi è ancora incertezza sull’esistenza o meno di effetti dell’arsenico inorganico ai livelli espositivi misurati nelle province del Lazio interessate dallo studio.
Via| ISS; Photo Credit| Thinkstock