Alcuni integratori comunemente usati per dimagrire e per aumentare la massa muscolare potrebbero mettere a rischio la salute del cuore. Sotto accusa la dimetilamilamina (dmaa), una sostanza stimolante impiegata in molti supplementi per perdere peso e migliorare le performance sportive. L’allerta arriva proprio dalla FDA (l’ente governativo statunitense per la regolamentazione dei farmaci), che dopo l’arrivo di 86 segnalazioni di casi di malattie e morti legate a questo prodotto, ha deciso di eliminarla dagli integratori.
La dimetilamilamina fa parte della famiglia delle anfetamine e secondo la FDA questa sostanza può causare un aumento della pressione arteriosa, fiato corto, attacchi di asma, problemi cardiovascolari e persino infarto. Inoltre, sembra che associata alla caffeina, contenuta non solo nel caffè, ma anche in molte bevande energetiche, sia ancora più pericolosa. Nel 2009 è stata bandita dall’Agenzia mondiale Antidoping (WADA) ed è stata vietata anche in Italia, tuttavia continua a circolare in Europa, dal momento che si può acquistare online. Senza contare che integratori provenienti da USA e Canada continuano ad essere distribuiti nell’Ue.
Lo scorso giugno, infatti, la Svezia ha segnalato al Sistema Europeo di Allerta rapido sul Cibo (Rasff) l’arrivo di prodotti con dmaa dall’America e dal Canada attraverso la Polonia distribuiti in ben 34 paesi europei, tra cui anche l’Italia. Anche l’Agenzia spagnola di sicurezza alimentare lo scorso luglio ha lanciato l’allerta su diversi integratori usati dagli sportivi, contenenti questa sostanza. La FDA ha scritto a 11 aziende Usa che la utilizzano, precisando che i prodotti con dmaa (come Jack3D e Oxy Elite Pro) sono illegali. Tutte tranne una hanno deciso di non venderli più. Nello stesso tempo esorta i consumatori a controllare attentamente le etichette. La dmaa, infatti, si può trovare sotto altri 10 possibili nomi, come metilexanamina, estratto di radice di geranio, olio di geranio, 1,3 dimetilamilamina, pentilamina, geranamina, fortano, 2-amino-4-metilexano. Il problema, come spiega Silvana Gaetani, docente di Farmacologia presso l’università La Sapienza di Roma, è che i controlli per gli integratori sono più blandi rispetto a quelli per i farmaci e questo, chiaramente, favorisce l’uso e l’abuso di sostanze pericolose.
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