Forse è stata la canzone di Povia a Sanremo a riportare l’attenzione sul tema dell’eutanasia, accanimento terapeutico e testamento biologico. Dopo la morte di Eluana Englaro infatti tutto si è bloccato, come se il Parlamento si stesse muovendo solo per “salvare” lei, dimenticandosi delle migliaia di persone che sono nelle stesse condizioni, nonappena è stata dichiarata morta.
E così ieri la commissione Affari sociali della Camera ha approvato un emendamento del relatore Domenico di Virgilio (Pdl), che stabilisce una sorta di “apertura” contro l’accanimento terapeutico. In particolare, si legge sul nuovo testo, idratazione e alimentazione
devono essere mantenute fino al termine della vita, con l’eccezione dei casi in cui l’alimentazione e l’idratazione risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo.
Tradotto significa che se l’alimentazione e l’idratazione forzati non sono orientati a mantenere in vita un paziente finché non guarisce, ma vengono erogati ad una persona che non ha più speranza di riprendersi (come il caso di Eluana, rimasta in coma per 17 anni), non ha più senso continuare ad accanirsi in questo modo.
Il paradosso della politica vede un provvedimento preso dalla maggioranza che in qualche modo rispecchia le richieste dell’opposizione presentate un anno fa, e la stessa opposizione che vota contro, perché nonostante sia un passo in avanti, non è ancora completo.
Se da sinistra arrivano le lamentele, che ritengono questo provvedimento “peggiore del loro” o “che umilia i medici“, c’è da registrare in ogni caso una presa di coscienza che distingue, una volta per tutte, l’alimentazione come la facevano passare i cattolici inizialmente, come cioè cibo ed acqua, con qualcosa di più vicino alla realtà, e cioè un’alimentazione che avviene tramite soluzioni saline inviate con le flebo. Guai a destra ad usare le parole “accanimento terapeutico”, ma in realtà è quello che velatamente si lascia passare, visto che lo stesso Di Virgilio spiega
Per lo stato vegetativo non avrei presentato nessun emendamento perché nutrizione e alimentazione non sono trattamenti medici e non vanno sospesi, ma diverso è il caso di pazienti in coma traumatico, ischemico, che hanno fatto le “dat” (dichiarazioni anticipate di trattamento) per i quali il medico valuterà se ci sono le condizioni di continuare idratazione e alimentazione. Si tratta dunque di un punto di partenza diverso, cosa che non tutti hanno compreso.
Un punto di partenza che, ci auguriamo, porti ad una legislazione seria e scientifica sul testamento biologico, e non soltanto l’ennesimo spot elettorale per ottenere i voti dei cattolici.