Il diritto di decidere. Un neurologo del Policlinico Gemelli di Roma, ospedale cattolico, dà ai suoi pazienti la possibilità di scegliere, in determinate condizioni, se sottoporsi o meno ad un accanimento terapeutico. In un paese dove non vi è una legislazione seria a riguardo, ciò che fa il dott. Mario Sabatelli è qualcosa di unico.
accanimento terapeutico
Video malato terminale: “perché voglio l’eutanasia”
Un video toccante, quello di Gilberto, e che colpisce il cuore. La sua storia è comune a molte persone. Malato terminale di cancro al fegato, è divenuto testimonial della richiesta di legalizzazione dell’eutanasia in Italia. Quello della “morte dolce” è un tema tra i più dibattuti in medicina. E’ giusto dare alle persone il diritto di mettere fine alla propria vita legalmente in caso di malattia? Gilberto ama la vita e nel video spiega perché vorrà scegliere di morire.
Accanimento terapeutico: no del Cardinal Martini, morto
E’ morto il Cardinale Carlo Maria Martini, già Arcivescovo emerito di Milano. Le sue condizioni di salute si erano aggravate moltissimo nelle ultime ore come aveva rivelato il suo medico il neurologo professor Gianni Pezzoli, e da tempo aveva rifiutato tutti quegli ausili che lui considera accanimento terapeutico. Verrà ricordato anche per questo suo deciso NO. Un fatto particolare, tanto quanto drammatica è la morte e prima ancora la situazione del Cardinale e di tutti coloro che si trovano nelle sue condizioni e decidono di morire con serenità. La questione come sapete è particolarmente delicata e ribadisce quanto importante sia la scelta individuale in tali casi. Ma vediamo nel dettaglio cosa si intende per accanimento terapeutico.
Malati terminali: per la legge operarli è reato
Operare un malato terminale è un reato, in quanto viola la deontologia professionale medica, anche se c’è il consenso stesso del paziente. A sancire questi principi la Corte suprema di Cassazione, IV Sezione Penale con la sentenza 13746/11 in cui si conferma la condanna di tre medici ritenuti colpevoli della morte di una donna avvenuta l’11 dicembre 2001 a Roma, presso l’Ospedale San Giovanni. Principale imputato in questione il discusso Cristiano Huscher, chirurgo di fama internazionale e pioniere della chirurgia mininvasiva laparoscopica. Malasanità?
E’ difficile rispondere e dare un giudizio su questo caso che sta suscitando numerose reazioni contrapposte. Provo comunque a raccontarvelo partendo da due presupposti: 1) la vittima era una donna, della mia età e come me aveva due bambini. 2) Huscher, ho avuto modo di conoscerlo ed intervistarlo nel periodo più brillante della sua carriera: un eccellente chirurgo, dedito anche ai casi disperati, perché la sua metodica essendo poco invasiva permetteva di farlo. Ed il punto è proprio qui.
Testamento biologico ancora modificato: apertura della maggioranza contro l’accanimento terapeutico
Forse è stata la canzone di Povia a Sanremo a riportare l’attenzione sul tema dell’eutanasia, accanimento terapeutico e testamento biologico. Dopo la morte di Eluana Englaro infatti tutto si è bloccato, come se il Parlamento si stesse muovendo solo per “salvare” lei, dimenticandosi delle migliaia di persone che sono nelle stesse condizioni, nonappena è stata dichiarata morta.
E così ieri la commissione Affari sociali della Camera ha approvato un emendamento del relatore Domenico di Virgilio (Pdl), che stabilisce una sorta di “apertura” contro l’accanimento terapeutico. In particolare, si legge sul nuovo testo, idratazione e alimentazione
devono essere mantenute fino al termine della vita, con l’eccezione dei casi in cui l’alimentazione e l’idratazione risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo.
Tradotto significa che se l’alimentazione e l’idratazione forzati non sono orientati a mantenere in vita un paziente finché non guarisce, ma vengono erogati ad una persona che non ha più speranza di riprendersi (come il caso di Eluana, rimasta in coma per 17 anni), non ha più senso continuare ad accanirsi in questo modo.
Il testamento “bio-illogico” passa al senato con un non-sense
Il Governo va avanti sulla sua strada sul testamento biologico a colpi di maggioranza. Una maggioranza che su un tema così caldo diventa sempre più risicata (si è passato dagli oltre 100 voti di vantaggio ad una ventina circa), ma è talmente sicura della sua forza che delle volte si fa degli autogol incredibili.
E’ il caso dell’ultimo evento di ieri al Senato, quando il centrodestra si vantava di aver fatto passare il testo sul testamento biologico inserendo la norma sulla presa di coscienza dei medici. In particolare la legge adesso prevede che, qualunque fosse la volontà del paziente, il medico curante abbia la libertà di scegliere secondo la sua coscienza su cosa sia più opportuno fare in quel determinato caso. Una scelta che avrebbe fatto comodo al Governo se ci fosse stata la possibilità per il malato di chiedere di morire. Ma come vedremo, non è così.
Testamento biologico, fondazione Veronesi raccoglie 4.000 espressioni di volontà
Continua a far discutere il caso Englaro, malgrado la Corte d’Appello di Milano si sia pronunciata già da qualche giorno sull’inamissibilità di ulteriori ricorsi della Procura. Mentre Beppino Englaro, padre di Eluana, vive il suo dramma umano sotto i riflettori invadenti e contro un’opinione pubblica spaccata in due da opposte posizioni di natura etico-morale, sono molte le reazioni suscitate dalla sentenza che autorizza in via definitiva alla sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiale.
Una nuova Terry Schiavo titolano, ad effetto, alcuni giornali e trasmissioni televisive, quasi come se i casi umani di questa drammaticità fossero davvero equiparabili con una leggerezza d’intenti che scandalizza per la scarsa delicatezza con cui è stato trasformato il caso in un fenomeno mediatico. Senza ombra di dubbio, malgrado l’accanimento eccessivo nei confronti di questa vicenda, il caso Englaro ha sollevato una lacuna legislativa in materia di testamento biologico che necessita di essere colmata, proprio per evitare che, mentre un ammalato si trova tra la vita e la morte, in condizioni giudicate irreversibili, la sua cartella clinica venga sbandierata, strattonata, disputata in diretta televisiva.