Gli antichi si riferivano al suo succo come al “nettare degli Dei”, ma molti comuni mortali oggi ne farebbero volentieri a meno. Stiamo parlando dell’ambrosia, un fiore che cresce specialmente nell’area della Lombardia e che, fiorendo proprio in questo periodo, cioè sul finire dell’estate, diventa ufficialmente l’ultima causa di allergie dell’anno.
Dopo l’esposizione ai pollini, graminacee e tutto ciò che ci può colpire da marzo ad agosto, la stagione delle allergie è pronta ora a concludersi, anche se passare attraverso questi banchi di pollini di ambrosia non sarà così semplice.
Secondo i calcoli dell’Istituto Allergologico Lombardo, le allergie legate a questo fiore sono in costante aumento negli ultimi anni, di circa l’1-2% all’anno.
Il record è di Castellanza, in provincia di Varese, dove gli allergici sono il 15% della popolazione. E l’allergia sta oltrepassando i confini regionali.
Ma come mai si sta diffondendo con così tanta velocità? Secondo Claudio Ortolani, direttore dell’Istituto, il motivo è che questi piccolissimi pollini che sembrano chicchi di riso si accumulano vicino alle strade, ed i loro piccolissimi aculei si agganciano ai pneumatici delle auto. Da qui all’esposizione umana poi il salto è breve, anche se si vive a diversi chilometri da dove la pianta fiorisce.
Ma i guai non finiscono qui. Infatti oltre all’ambrosia, che si calcola possa colpire circa 300 mila persone nella sola Lombardia, a creare problemi ci sono anche mais, riso e grano,
E poi c’è l’alternaria, una muffa che cresce proprio su queste piante
spiega Elide Pastorello, Primario di Allergologia all’ospedale Niguarda di Milano. Insomma, un vero e proprio calvario per chi soffre di allergie di stagione. I sintomi li conosciamo tutti, e non c’è nulla di diverso da quelli delle altre forme allergiche simili: raffreddore, occhi rossi, naso che cola, e persino asma per i più sensibili o per chi ha già altri problemi respiratori. E come per i sintomi, anche i rimedi non cambiano. Esistono infatti dei vaccini sublinguali o per iniezione sottocutanea, i quali però vanno somministrati 3 mesi prima dell’inizio della stagione dei pollini, mentre per chi non ha ottenuto la prevenzione adeguata, in caso di attacco le soluzioni sono antistaminici e cortisonici.
[Fonte: Corriere della Sera]