L’importanza nella malattia di avere al proprio fianco familiari, parenti e persone care è assodata. A non essere certa, anzi abbastanza precaria, è la possibilità di poterci rimanere vicino ai propri congiunti ammalati. Spesso ci sono veri e propri problemi logistici nel trattenersi in loco ad assistere i degenti.
Un passo in avanti per una maggiore ospitalità delle strutture pubbliche nei confronti dei familiari dei pazienti è stato compiuto a Napoli, dove nel parco adiacente l’azienda ospedaliera Monaldi è stata inaugurata la prima casa di accoglienza per i familiari delle persone ricoverate nell’ospedale.
Intitolata alla memoria di Maria Rosaria Sifo Ronga, un’insegnante napoletana venuta a mancare nel 1999 dopo un trapianto di organo, la struttura, che consta di dodici posti letto, è stata realizzata grazie ai fondi devoluti dalla onlus Enel Cuore. Da quando è stata aperta, a marzo, in via solo sperimentale, ha offerto alloggio a cento persone.
Raffaele Calabrò, consigliere per la Sanità del presidente della Campania Stefano Caldoro spiega che, pur trattandosi di un’iniziativa piccola, quella della casa di accoglienza per i familiari dei pazienti, è un simbolo che testimonia la solidarietà e l’accoglienza umana che possono appartenere anche alle strutture pubbliche.
Ad occuparsi della casa sono però volontari e la struttura non riceve alcun finanziamento pubblico. Come spiega il presidente dell’associazione Nello Ronga:
Abbiamo quattro signore che a turno tengono la casa pulita e cercano di soddisfare le esigenze degli ospiti. Non riceviamo alcun aiuto pubblico e quindi possiamo contare solo sulle nostre forze e sul buon cuore della gente, che può aiutarci con delle donazioni spontanee o devolvendo il cinque per mille a noi.
La casa di accoglienza ha ricevuto il plauso del sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, che sottolinea l’importanza per i pazienti di avere accanto i familiari durante la degenza in ospedale:
Sono stata per 24 anni la moglie di un medico e comprendo benissimo il valore di queste iniziative, che danno un grande sostegno al paziente che, in questa fase, si sente solo e ha bisogno di avere accanto persone che lo sostengano moralmente.
[Fonte: Agi Salute]