Hong Kong, i teenager hanno iniziato a soffrire di anoressia dopo che gli esperti occidentali hanno cominciato a enfatizzare la loro magrezza. Ma il caso più eclatante à quello del Giappone: prima deL 2000 l’idea di depressione come malattia non esisteva. I sintomi meno gravi venivano visti come “malumori” da accettare perché fortificavano il carattere. Poi la GLaxoSmithKline, con un lavoro di campagne e studi scientifici, sarebbe riuscita a piegare la resistenza culturale nipponica e nel giro di pochi anni, le vendite dell’antidepressivo Paxil, sono aumentate in modo vertiginoso (un miliardo di dollari nel 2008).
Colpa della globalizzazione che influenza anche il territorio psicologico? È la tesi del libro Crazy Like Us, scritto dal giornalista americano Ethan Watters: sostiene che il diffondersi di alcuni disturbi psichici sarebbe legato agli interessi delle case farmaceutiche. Watters poi va oltre. affermando che il disagio mentale cambia a seconda delle zone, perché legato alla cultura di ogni paese. Fantapsicologia? Sostiene Ferdinando Pellegrino, psichiatra alla Asl di Salerno
«La base dei disturbi è comune. Ad essere influenzato é il modo in cui si manifesta il disagio. Mi spiego: un italiano che soffre di depressione tenderà ad essere più lamentoso di un giapponese, abituato a controllare le proprie emozioni. Una donna depressa sarà apatica, un uomo irritabile».
E riguardo alla spinta di Big Pharma?
«Si sa che le industrie farmaceutiche devono fare utili. Ma mi sembra azzardata la tesi che incoraggino il disagio psichico. Le terapie farmacologiche, con la psicoterapia, sono l’asse portante nella cura della depressione, ma è fondamentale praticare la terapia in modo appropriato».