Dolore cronico: una patologia spesso poco conosciuta e capita anche dal personale sanitario. Non di rado i pazienti affetti da questo disturbo vedono passare anni prima che la sintomatologia venga capita e la malattia riconosciuta.
E mentre si attende che lo stesso venga diagnosticato, spesso passano anni, addirittura decenni. Sembrano dati impensabili: sono stati recentemente raccolti dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, Onda.
La compagine femminile è infatti generalmente quella più colpita da questa patologia ed è ormai stato statisticamente rilevato, tramite quest’ultima ricerca che per arrivare ad una diagnosi di dolore cronico possono passare periodi pari a 56 mesi (quindi 4-5 anni, n.d.r) e ci si deve ritenere fortunati, fino ad arrivate ad un picco di circa 276 mesi, ben 23 anni. Periodo nel quale il paziente va avanti semplicemente tentando di ridurre l’incidenza dei sintomi attraverso antidolorifici e sottoponendosi a visite specialistiche.
Lo studio condotto da Onda ha preso a campione 400 pazienti, in maggior numero di sesso femminile, di età compresa tra i 24 ed i 92 anni che risultano essere sotto cura per il dolore cronico. I dati riscontrati dall’istituzione italiana collimano perfettamente con quelli raccolti negli ultimi tempi dall’Associazione internazionale per lo studio del dolore (Iasp) che commenta:
In Occidente oltre 12 milioni donne, con un sensibile aumento con l’avanzare dell’età, soffrono di dolore cronico grave.
Una condizione alla quale le donne arrivano perché loro spesso più degli uomini spesso “sottovalutano i sintomi” tendendo a stringere i denti ed a sopportare, ritardando in qualche maniera loro stesse l’approdo ad una diagnosi. Spiega Onda:
Le pazienti giungono alla prima visita con sintomi più che avanzati e un’intensità di dolore dichiarata intorno all’8, quando la punta massima è 10. Il dolore è spesso localizzato in una (62%) o due (24%) sedi, con prevalenza agli arti inferiori (48%) o alla colonna vertebrale (45%). Solo nel 6% dei casi viene definito come generalizzato.
Uno dei problemi più gravi di questa condizione è che nella maggior parte dei casi i pazienti si affidano a terapie alternative come ionoforesi e fisioterapia, addirittura agopuntura, senza ovviamente ottenere risultati.
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Fonte: L’Unità