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Linguaggio dei segni: un diritto per i sordomuti non ancora riconosciuto

 Il linguaggio dei segni rappresenta il solo modo che i sordomuti hanno per comunicare normalmente, come ogni giorno ogni persona sana fa attraverso l’utilizzo della propria voce e del proprio udito. Impararlo non è però alla portata di tutti. I corsi, non molti, spesso e volentieri sono a pagamento ed i supporti sugli stessi estremamente costosi.

Vi è la necessità, anche nel nostro paese, di adeguarsi alla Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie, e riconoscere la Lis come una lingua vera e propria, in maniera tale da poter diffondere l’utilizzo di supporti atti alla sua diffusione.

Si tratta di un piccolo passo da fare per favorire in questo modo l’integrazione piena di coloro che non possono esprimersi con la voce.  E contemporaneamente rendere effettiva  la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità nella parte relativa al riconoscimento della lingua dei segni e nella promozione delle tecnologie assistite. Sebbene molto a rilento, l’Italia sta pian piano tentando di tenersi al passo con i tempi. L’associazione Vedo Voci, operante nel settore, chiede però che sia presto approvato tale passaggio, soprattutto dopo il lavoro svolto in sede di Commissione al Senato con esperti e medici altamente qualificati in materia.

Una richiesta che arriva dopo l’ennesima interruzione dell’iter, nonostante i numerosi pareri scientifici archiviati.

Come spiega il presidente dell’associazione  Melania Vaccaro:

E’ inutile dover ricordare ancora una volta che la Lis usata dai sordi non è un semplice insieme di gesti, ma ha una grammatica ben precisa e presenta tutte le caratteristiche morfologiche, grammaticali, sintattiche di ogni lingua naturale e pertanto è una vera e propria lingua al pari delle altre lingue parlate.  Nonostante la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con legge dello Stato nel 2009, preveda in più passi il riconoscimento e la promozione delle lingue dei segni dei diversi paesi, assistiamo ancora alle vecchie, pretestuose, inconsistenti polemiche dettate anche da interessi non palesati. La sordità è una patologia.

Non riconoscere la validità di un aiuto e non sostenerlo sembra davvero assurdo.

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Fonte: Corriere della Sera