Ha bevuto per anni circa 10 litri di coca-cola ogni giorno ed ora è morta a soli 30 anni. Si chiamava Natasha Marie Harris e viveva in Nuova Zelanda dove da tempo consumava questa sua anomala dipendenza. Il decesso è avvenuto nel 2010, ed inizialmente si è pensato che i sintomi del malessere che l’avevano portata alla morte dipendessero dallo stress per la cura dei suoi 8 figli, insieme ad alcuni disturbi ginecologici. Ma il suo compagno, Christopher Hodgkinson, in seguito ai risultati dell’autopsia ha puntato l’indice nei confronti della nota bevanda gassata e così è stata aperta un’inchiesta che ha evidenziato come nell’ultimo anno la donna vomitasse spesso, almeno una volta al giorno.
L’uomo ha inoltre spiegato come Natasha Marie fosse totalmente dipendente dalla coca- cola: senza di questa era irritabile ed il tono dell’umore fortemente depresso. Dall’indagine è emerso che il fegato della ragazza era malato, ma non è stato possibile individuare una causa specifica di morte in questo particolare. Prove mediche ulteriori hanno poi rilevato come il decesso fosse stato provocato da una aritmia cardiaca, quadro compatibile con il vomito quotidiano correlato all’abuso di caffeina, e con l’ipokaliemia grave (mancanza di potassio nel sangue) tipica di chi abusa di soft drink. La donna infatti soffriva anche di mialgia e spossatezza. L’inchiesta prosegue anche se ovviamente i vertici della società Coca-cola negano ogni responsabilità. Come dargli torto?
Non spetta a noi giudicare se effettivamente una bevanda gassata possa in qualche modo aver provocato una dipendenza o peggio la morte di una persona, benché si parli spesso di effetti collaterali o coloranti cancerogeni, ma il problema risiede essenzialmente nell’abuso. Qualunque sostanza, se abusata, alla lunga non è mai salutare sia che si chiami coca-cola o acqua di rubinetto. Una dipendenza nasce da un malessere interiore profondo oppure da una serie di eventi che non rendono la persona neppure consapevole dell’abuso, dell’iperabuso e poi dell’assuefazione e dipendenza. Qualche sostanza all’interno della bevanda ha tali potenzialità? Chissà, non è l’unico caso di questa dipendenza, ma è comunque improbabile, visto l’alto numero di consumatori sani.
E’ difficile pensare alla breve vita di questa giovane donna che ha messo al mondo 8 bambini e li ha poi lasciati soli. L’ha uccisa una bevanda gassata? Indirettamente forse sì, ma indirettamente è stato anche un drammatico suicidio e forse la causa intentata dai suoi parenti nei confronti della grande azienda non le porta il dovuto rispetto. Non pensate?
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Fonte: Dailymail