Una cura per l’Epatite C ora esiste. Ma costa troppo. E’ questo il messaggio lanciato in questi giorni presso l’International Liver Congress di Londra. Come fare per far si che i fondi da utilizzare per i pazienti affetti da questa malattia non intacchino la possibilità di curare chi è affetto ad esempio da tumore o Aids?
Sembra una domanda assurda perché è difficile trovare un collegamento tra questi concetti. Ma se vi dicessimo che far guarire ogni paziente costa circa 100mila euro? E che quindi concentrare i fondi su una sola malattia ne toglierebbe alla cura di altre? E’ tragico che ci si debba porre tali problemi, ce ne rendiamo conto. Eppure nonostante si abbia in mano un grandioso strumento di cura, una “rivoluzione scientifica” (così viene definito dagli esperti, N.d.R.), le mani sembrano essere legate. Certo, l’emozione è tanta se si pensa che trenta anni fa di epatite C quasi sempre si moriva e difficilmente si riusciva a sopravvivere alla terapia ed i malati venivano quasi messi da parte perché facilmente riconoscibili a causa della cirrosi epatica che sviluppavano.
A creare il gran numero di malati di epatite C nel mondo ed in Italia in passato ha anche contribuito l’ignoranza: non si sapeva che il virus è in grado di resistere alla sterilizzazione e che bisogna utilizzare materiale usa e getta. Ora che la malattia in ogni sua fase è molto più chiara, è possibile applicare una prevenzione maggiore e fare in modo tale che chi ne è affetto possa essere curato nel migliore dei modi attraverso le terapie esistenti. Ora nei congressi non si parla solo di decessi ma anche di guarigioni ed eradicazioni del virus: cose impensabili anche rispetto ad una decina di anni fa.
Il sofosbuvir, il primo farmaco della nuova generazione guarisce il 96-100% dei casi a seconda del ceppo virale di appartenenza, con pochi effetti collaterali e lievi. Ma negli Stati Uniti, dove la cura consiste in una pillola al giorno per 2-3 mesi,i costi arrivano agli 84mila dollari a persona. Quale è il giusto metodo di azione per garantire la terapia a tutti?
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