Quando si pensa agli uomini di mezza età, il pensiero va direttamente ai disturbi urinari che spesso caratterizzano le loro vite: incontinenza, infezioni abbastanza ricorrenti o stimoli frequenti notturni alla minzione. Una ricerca pubblicata recentemente sulla rivista di settore Archives of Internal Medicine, ci suggerisce di non dare subito la colpa alla prostata.
Ma di pensare ad una motivazione farmacologica se si è affetti da qualche patologia pregressa per la quale si assumono dei principi attivi chimici. Un piccolo esame in tal senso può evitare tutta una serie di analisi e visite specialistiche che potrebbero risultare vane perché non necessarie. Quando si inizia ad avere problemi di incontinenza o minzione ricorrente, è bene prima di tutto quindi consultare il proprio medico di famiglia, accertandosi che eventuali medicinali assunti non siano la causa scatenante.
Come spiega la dott.ssa Melanie C. Wrestle che ha coordinato il California Men’s Health Study in questione:
Disponevamo dei dati di oltre 84.000 uomini tra i 45 e i 69 anni. Dopo aver escluso i casi con un disturbo della prostata accertato (ipertrofia benigna, cancro o infiammazioni), abbiamo verificato con un questionario su quasi 65.000 individui la presenza di disturbi a urinare e le eventuali terapie in atto. I risultati hanno dato ragione alla nostra ipotesi: quasi un paziente su 10 assumeva medicine in grado di provocare disturbi delle vie urinarie.
Si tratta di una cifra di rilievo se solo pensa che la prostata è responsabile di almeno un terzo dei casi analizzati nella totalità.
La ricerca ha altresì sottolineato che l’incidenza e la gravità dei disturbi erano strettamente legati al progredire dell’età. Tra i farmaci “colpevoli” sono stati riscontrati gli antistaminici, i diuretici, i medicinali per l’asma e gli antidepressivi.
Questo studio, sostengono i ricercatori rivela la sua importanza non solo nella cura stessa di questi disturbi, ma anche nell’evitare uno spreco di risorse per il sistema sanitario nazionale e nell’abbattere lo stress nel paziente derivanti da esami e talvolta operazioni chirurgiche inutili.
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Fonte: Archives of Internal Medicine