Il covid-19 da ormai due anni sta mettendo a dura prova sia il fisico sia la salute mentale delle persone e da tempo gli scienziati sono al lavoro per indagare su quelle che sono le conseguenze psicologiche della malattia. E da quel che è stato raccolto finora, non si tratta di facezie possibili da ignorare.
Covid e problemi neurologici
Anche dopo mesi che si è guariti è possibile notare in molte persone come permangano degli strascichi di tipo psicologico e non solo: vengono riportati sintomi come difficoltà di concentrazione, ansia, confusione come se si fosse in una vera e propria nebbia mentale. Ci ha pensato un articolo sulla rivista di settore NewScientist a fare una sorta di punto della situazione analizzando i risultati degli studi in materia fino a ora pubblicati e il risultato è stato il seguente: questa sintomatologia non sarebbe conseguenza diretta dell’azione del virus sul cervello ma una danno collaterale collegato alla risposta immunitaria del nostro organismo.
Scientificamente parlando sono giù noti virus capaci di colpire e danneggiare il cervello come quello dell’influenza, quello della polio e quello del morbillo solo per citarne alcuni. Però, da quel che è emerso dalle ricerche finora condotte, anche se il covid-19 ha la capacità di entrare nel cervello non sembra avere quella di replicarsi al suo interno o danneggiare cellule e tessuti. È stato partendo da questo assunto che si è riusciti a capire che il problema dovesse essere ricercato nell’ambito della risposta immunitaria.
Reazione del sistema immunitario sul cervello
Sono stati diversi gli studi che sono giunti alla stessa conclusione e quindi che la nebbia mentale non sia causata da una azione diretta sul cervello del virus ma da uno stato di infiammazione legato alla risposta del nostro sistema immunitario in presenza di questo patogeno. Gli scienziati sono arrivati a questa conclusione analizzando il fluido cerebrospinale di alcuni pazienti affetti dalla malattia e hanno scoperto che alcune cellule del sistema immunitario producevano delle sostanze che potevano rivelarsi tossiche per le cellule del cervello. Un ulteriore ricerca tedesca eseguita su pazienti giunti a miglior vita hanno registrato un aumento dell’attività delle cellule immunitarie parte del sistema nervoso centrale, le cellule microgliali.
I sintomi sopra elencati della nebbia mentale sembrerebbero essere reversibili, sebbene non sia ancora chiaro agli scienziati quanto tempo dopo la guarigione questo problema possa presentarsi. Uno studio a riguardo condotto lo scorso anno aveva scoperto che almeno un terzo dei guariti aveva sviluppato e presentava ancora disturbi neurologici e di tipo cognitivo anche dopo sei mesi dal contagio.