La paroxetina, il maggiore antidepressivo per bambini, li istigherebbe al suicidio? Ancora una volta l’uso di antidepressivi nei minori e negli adolescenti, questa volta grazie ad uno studio pubblicato sul British Medial Journal, viene posto sotto accusa.
Gli specialisti non sembrano dare troppo peso al problema, ma l’associazione “Giù le Mani dai Bambini”uno dei più grandi comitati italiani per la farmacovigilanza pediatrica ha già lanciato un appello al ministro della Salute Beatrice Lorenzin affinché monitori la prescrizione di paroxetina. Lo studio revisionale pubblicato sulla famosa rivista di settore, mostra una certa discrepanza con i dati che furono presentati relativi ai risultati ottenibili con il farmaco ed ai suoi effetti collaterali.
La molecola, al contrario di quel che si pensava, sarebbe “inefficace e pericolosa”. Tralasciando le varie polemiche sorte dall’anno dell’approvazione fino ad ora tra la casa farmaceutica produttrice ed i vari comitati, non si può comunque non notare che la ricerca appena pubblicata indichi che le possibilità di commettere suicidio per coloro che utilizzando il principio attivo siano più alte rispetto a quelli che non ne fanno uso per curare la depressione. Commenta Paolo Migone, psichiatra attivo sia negli Stati Uniti che nel nostro paese:
Dopo lo studio n° 329 del 2001, le vendite della paroxetina e di altri SSRI subirono una fortissima impennata, grazie anche a prescrizioni di medici generici e pediatri, con il risultato che molti adolescenti subirono effetti negativi e alcuni morirono. La paroxetina divenne l’antidepressivo più venduto. […] Già nel 2004 la Procura Generale di New York denunciò la multinazionale per frode contro i consumatori per aver contraffatto i dati e diffuso informazioni false.
Ed il Dipartimento di Giustizia fece lo stesso. In entrambi i casi vi fu un patteggiamento in tal senso. Ma nonostante una maggiore chiarezza nei dati pubblicati in seguito, un effettivo monitoraggio o un cambiamento nelle prescrizioni di Paroxetina non è mai avvenuto. Ed è per questo che il comitato richiede sia l’intervento del Ministero che quello della psichiatria italiana.
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