L’asma è una patologia tra le più presenti e le più complesse da curare in pediatria, sia per la per la tenera età dei pazienti, sia per la difficoltà di approccio a livello farmacologico: alcuni medicinali risultano infatti non adeguati ad un corpo in sviluppo come quello dei bambini. Per prevenire ed informare sulla malattia è nato il progetto Asma Attack, nell’ambito della campagna “ Mi state a cuore” della presidente della Regione Lazio Renata Polverini.
Una iniziativa regionale che punta a sensibilizzare sulla patologia direttamente il bambino, considerato come anello di congiunzione tra i medici e i famigliari. E che intende farlo secondo un linguaggio comprensibile per i piccoli pazienti per mezzo di un kit che sarà distribuito direttamente dai pediatri e che attraverso immagini e colori punta a far capire al bimbo come molte cose che vengono date per scontate siano in realtà concause del malanno di cui soffre, come ad esempio lo smog cittadino.
L’iniziativa si svolge su diversi livelli a seconda dell’età del bambino: abbiamo il libro Pop_ Up, “La città di Respiropoli”, per bambini in una fascia d’età compresa tra i 3 ed i 5 anni; l’album “AirBoy & AirGirl in Operazione AsmAttack”, per bambini dai 5 agli 11 anni ed infine il video game “Micro Medical Battle” per catturare l’attenzione dei ragazzi compresi nella fascia d’età dagli 11 ai 14 anni.
Ad ogni tipologia di malato, così come ricorda la prof.ssa Marzia Duse, Direttore dell’Unità Progetto Immunologia Pediatrica dell’Umberto I di Roma, si tratta di “un’opera di rieducazione sanitaria”, basata su una modalità di approccio studiata appositamente per il proprio target di riferimento. A tutto ciò, saranno inoltre aggiunti dei corsi di formazione ed aggiornamento per i medici.
Un bambino su 4 è colpito da broncospasmo fin dalla più tenera età, mentre i bambini più grandi presentano fasce di incidenza di asma compresa tra l’8% ed il 10%: dati importanti, che meritano il giusto approccio, favorendo prima di tutto la prevenzione, base sia del risparmio in costi sociali, sia per ciò che riguarda le condizioni fisiche dei piccoli pazienti.
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