La dislessia è una patologia molto più diffusa di quello che si crede,i suoi sintomi sono particolari ma facilmente riconoscibili, specialmente in tenera età: le lettere simili si confondono mentre si legge, leggere a voce alta rappresenta un problema, e scrivere senza fare errori di ortografia risulta praticamente impossibile.
Ora dei ricercatori giapponesi hanno scoperto che possibile individuare chi tra le persone colpite ha più possibilità di recuperare le capacità di lettura. Lo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences dimostra, come attraverso la risonanza magnetica, sia possibile capire se il bambino colpito dalla dislessia possa o meno fare progressi.
A quanto pare i bambini che riportano una maggiore attività cerebrale e un più ampio numero di connessioni nervose nell’emisfero destro del cervello risultano essere più favoriti ad un recupero maggiore. Si tratta di risultati che necessitano di ulteriori conferme, ma che già ora aprono all’ottimismo.
Interrogato a riguardo, Stefano Vicari, il primario di neuropsichiatria infantile presso il Bambino Gesù di Roma spiega:
Individuare chi ha maggiori potenzialità di compensare la dislessia sarebbe molto utile, soprattutto se riuscissimo a distinguere chi recupera spontaneamente da chi invece ha bisogno di una riabilitazione.
Ciò che va sottolineato, è che al momento la medicina non è in grado di stabilire l’evoluzione di un dislessico: non ha i mezzi sufficienti. Se questi ci fossero, spiega luminare, sarebbe possibile rendere più specifici eventuali interventi. Attualmente il trattamento della dislessia è formato da una riabilitazione di tipo cognitivo e di tipo logopedico. Essa può durare da alcuni mesi a più anni, a seconda della gravità del disturbo. Ovviamente se la diagnosi è precoce, il recupero ha più possibilità di essere completo, soprattutto per ciò che riguarda la capacità di lettura del bambino.
Continua Vicari:
In realtà l’obiettivo principale è sostenere il bambino per contenere la sua frustrazione. Dobbiamo far capire ai bimbi che la dislessia non è segno di minore intelligenza, ma una difficoltà superabile.
Questo perché se un bambino dislessico viene trattato come un minore incapace o svogliato inizia ad avere un’immagine psicologica di sé da perdente. Perde l’autostima, e dà luogo ad una spirale di emozioni negative in grado di controllare in modo errato la sua crescita. Lo stesso trattamento utilizzato per curare questo disturbo rappresenta uno dei mezzi, per il bambino, di imparare a convivere con la dislessia.
Il miglior modo per agire ed aiutare un bambino dislessico è quello di evitare la frustrazione derivante dalla lettura ad alta voce, per lui problematica, ed aiutarlo studiare attraverso altri mezzi.
Articoli Correlati:
Dislessia, prima legge a riguardo in Italia
Fonte: Corriere della Sera