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Curare il tumore al seno con una nuova tecnica: l’ablazione preferenziale a radiofrequenza

E’ in arrivo una nuova tecnica per la cura del tumore al seno, una patologia sempre più diffusa tanto da colpire 1 donna su 11. Il trattamento arriva dalla Svezia,  si chiama ablazione preferenziale a radiofrequenza, e prevede l’innesto di un ago nel tumore e il rilascio di corrente elettrica per eliminarlo.

La tecnica è stata messa a punto dai ricercatori del Karolinska Institutet, ma può essere applicata solo nel caso in cui il nodulo non raggiunge dimensioni che vadano oltre i 2 centimetri. L’elettricità rilasciata dall’ago, infatti, porta le cellule tumorali a una temperatura di 90 gradi uccidendole nell’arco di 10 minuti. Al loro posto si crea una cicatrice, che non pregiudica i tessuti sani attorno alla neoplasia.

Dopo l’intervento, la paziente deve sottoporsi ad una serie di controlli previsti ad 1, 6 e 12 mesi, e poi 1 ogni anno. Il trattamento, è stato testato su 80 pazienti, nessuna delle quali, secondo le fonti dell’istituto, ha avuto recidive. Tuttavia, non bisogna tralasciare l’importanza della diagnosi precoce, che in combinazione con terapie più efficaci, garantisce una maggiore sopravvivenza per i pazienti con il cancro al seno. La mammografia e le visite senologiche, in questo senso, giocano un ruolo fondamentale, come dimostra anche una ricerca della London Medical School pubblicata sul “Journal of Medical Screening” condotta su 80 mila donne con più di 50 anni.

Dai risultati, è emerso come lo screening preventivo avesse evitato una media di 5,7 morti per mille donne controllate, mentre in 2,3 casi su mille si è verificato un errore nella diagnosi, che ha paventato un tumore in realtà inesistente. Dunque, i benefici in termini di morti prevenute sono il doppio delle diagnosi sbagliate. Lo studio, tuttavia, ha sollevato il problema della sovradiagnosi riguardo la mammografia, ma come sottolinea anche il presidente della Società Europea di Senologia, Marco Rosselli Del Turco, lo screening permette di scoprire i tumori ai primi stadi, quando le possibilità di guarire sono maggiori, ma il valore della mammografia nel salvare la vita delle pazienti è certo.

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