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Dolore pelvico cronico donne, diagnosi e cura

Il dolore pelvico cronico nelle donne può avere numerose cause da quelle ginecologiche a quelle urinarie, gastrointestinali, muscolari e neurologiche. Non è per questo sempre semplice fare una diagnosi, ovvero scoprire la causa per avviare la terapia più adeguata al caso. Una storia completa della salute della donna e della sua famiglia, insieme ad un esame fisico dell’addome e del bacino della paziente stessa possono comunque aiutare il medico a farsi un’idea. Per avere la certezza però serviranno alcuni test ed indagini diagnostiche.

Dolore pelvico cronico donne, come si fa la diagnosi

Oltre ad una vista clinica e all’anamnesi il medico curante può richiedere una serie di indagini diagnostiche, tra cui le seguenti:

  • Analisi di laboratorio (con conta dei globuli bianchi, esame delle urine, test per infezioni trasmesse sessualmente e un test di gravidanza).
  • Ecografia pelvica: è perfetta per rivelare la presenza di masse come un fibroma, o di cisti ovariche, talvolta endometriosiche, ma non per altre condizioni.
  • Laparoscopia: è una procedura chirurgica mininvasiva che si dimostra utile in quanto può aiutare a definire la diagnosi di endometriosi e di malattia infiammatoria pelvica. In genere si fa in day hospital, ovvero con ricovero e dimissioni nella stessa giornata. Tuttavia spesso viene somministrata un’anestesia generale che può richiedere un pernottamento. Si esegue con una piccola incisione sotto l’ombelico, all’interno della quale il chirurgo fa passare un tubicino con telecamera  per osservare l’addome e gli organi riproduttivi da vicino. Se il riscontro visivo è anormale, è possibile prelevare contestualmente dei campioni di tessuto per effettuare una biopsia.
  • Altre metodiche possono essere individuate se si escludono tutte le cause ginecologiche.

 

Dolore pelvico cronico nelle donne, le cure

La cura dipende dal problema di base. Comunque possono essere necessari più tipi di cure in contemporanea o diversi approcci medici.

Un primo step è sicuramente quello di utilizzare farmaci per la terapia della malattia di base, quella che provoca il dolore. Talvolta però possono esserci concause o una diagnosi non si riesce a fare (o semplicemente si procede così) e quindi si va per tentativi. In caso di sospetta endometriosi ad esempio si attiva per qualche tempo la cura ormonale necessaria. Se non funziona si passa ad un altro tentativo. Se il dolore si risolve si è invece raggiunto l’obiettivo, anche se non è detto che la causa sia proprio l’endometriosi: il trattamento ormonale può anche migliorare la sindrome da congestione pelvica, la sindrome dell’intestino irritabile, o la cistite interstiziale.

Un altro approccio è quello di utilizzare test diagnostici intensivi, a tutto tondo, nel tentativo di individuare la causa specifica del dolore del paziente, se possibile, prima di iniziare la terapia mirata: questo però comporta per il paziente una notevole spesa in termini economici e di tempo (e dunque di dolore), considerata anche la possibilità di doversi sottoporre ad un intervento chirurgico esplorativo.

Una terza opzione è quella che riguarda direttamente il dolore a prescindere dalla causa: si utilizzano in tali casi farmaci antiinfiammatori non steroidei, antidepressivi e farmaci anticonvulsivanti. Se questi non bastano può essere necessario praticare la terapia del dolore in varie altre modalità:

  • Agopuntura
  • Dispositivi di stimolazione del nervo
  • Anestetico localizzato
  • Oppioidi

 

Le donne con dolore miofasciale addominale e del pavimento pelvico possono avere giovamento da una terapia fisica del pavimento pelvico, ad esempio con gli esercizi di Kegel.

Un’isterectomia può alleviare il dolore pelvico cronico, specialmente quando è dovuta ad adenomiosi o fibromi. Ma chiaramente è un’estrema ratio, così come la neurectomia presacrale, ovvero il taglio di alcuni nervi del bacino, che però è efficace solo in caso di endometriosi e comporta dei seri rischio operatori.

 

 

 

 

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Fonte: Uptodate.com

Foto: Thinksctock