Un medico non prende in cura una paziente sottoposta ad aborto tramite la Ru486 e viene denunciato. L’uomo, obiettore di coscienza, era l’unico presente in grado di poter assistere la donna che aveva assunto la pillola abortiva. I fatti si sono svolti all’ospedale San Martino di Genova. Voi cosa ne pensate di tutto ciò?
Purtroppo che sia accaduto non ci stupisce più di tanto. Il diritto alla somministrazione della pillola abortiva è sancito per legge, come d’altronde la possibilità di obiezione di coscienza da parte dei medici o sanitari che non se la sentono di praticare degli aborti, siano essi chirurgici o farmacologici. Come sempre quando si affronta questo tema si cammina su una sottile linea etica. Il caso specifico, va detto, può essere però l’esempio perfetto delle situazioni nelle quali ci si può trovare quando si parla di pillola abortiva ( o di pillola del giorno dopo, N.d.R.) e di come ci si debba o abbia diritto di comportarsi.
Il medico, per essersi rifiutato di assistere la donna che aveva assunto la Ru 486 ora rischia da un ammonimento verbale fino alla sospensione del servizio. Qui si parla non solo del rifiutare di applicare una legge, ma anche di mancata assistenza nei confronti di un paziente: atto le cui conseguenze sarebbero potute essere devastanti. La struttura genovese sta tentando di ricostruire ora gli avvenimenti. Ciò che appare privo di ogni dubbio è che la diciannovenne protagonista di questo “incidente” si è recata nel reparto di Ginecologia dell’ospedale per l’ultima dose della pillola abortiva alle 9 di mattino ed è rimasta fino alle 5 del pomeriggio in corsia fino alle 5 quando non venendo assistita ha chiamato la Polizia. Solo l’arrivo delle forze dell’ordine ha portato al reperimento di un ginecologo non obiettore.
Insomma, in questo caso più che di un problema di obiezione nei confronti dell’aborto vi sarebbe una problematica di assistenza sanitaria mancata.
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