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Semi di lino, sarebbero inefficaci contro le vampate di calore in menopausa

Secondo una ricerca condotta di recente dalla Mayo Clinic di Rochester pubblicata su “Menopause”, i semi di lino sarebbero inefficaci contro le vampate di calore durante la menopausa.

Il team di studiosi, infatti, ha passato sotto la lente le potenziali proprietà dei semi di lino nel ridurre le fastidiose vampate di calore tipiche menopausa, coinvolgendo 188 donne, a cui è stato chiesto di mangiare 1 barretta giornaliera a base di semi di lino. L’esito del test, ha dimostrato come gli effetti prodotti in termini di riduzione delle cosiddette “caldane” coincidevano con quelli determinati dal placebo offerto al gruppo di controllo.

E’ piuttosto curioso, infatti, come in più di un terzo del campione complessivo ci sia stata una diminuzione del 50% delle vampate di calore, sia a livello di intensità che di frequenza. Come spiega la dottoressa Debra Barton, a capo del team di ricerca:

Risultati simili in entrambi i gruppi suggeriscono un effetto placebo o comunque qualche altra spiegazione per le modifiche riscontrate. Le donne dovrebbero imparare da questo studio che non c’è alcuna dimostrazione seria circa la relazione tra la riduzione delle vampate di calore e l’assunzione di semi di lino.

I semi di lino, infatti, insieme alla soia, ai vegetali e alla frutta, contengono fitoestrogeni, ovvero sostanze di origine vegetale che simulano l’azione degli estrogeni, sebbene con una potenza da mille a 10 mila volte più bassa, che trovano applicazione nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e nella riduzione dei sintomi della menopausa.

Tuttavia, secondo gli esperti americani, l’unico rimedio efficace contro i sintomi della menopausa resta la terapia ormonale sostitutiva, che prevede l’assunzione di estrogeni da soli o associati a progestinici (farmaci biologicamente simili al progesterone, un tipico ormone femminile). Non bisogna dimenticare però, che la terapia ormonale sostitutiva andrebbe riservata solo per quelle donne con menopausa precoce, e non è consigliabile a scopo preventivo poiché aumenta l’incidenza di ictus e di episodi tromboembolici venosi.