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Pillola del giorno dopo: metà dei medici italiani la rifiuta

La situazione della pillola del giorno dopo in Italia resta ancora molto arretrata rispetto agli altri Paesi europei. Mentre in alcuni come Spagna e Inghilterra il medicinale è vendibile in farmacia senza ricetta medica, in Italia rimane ancora l’obbligo di assumerla tramite prescrizione.

Non ci sarebbe nulla di male, solo precauzioni dicono, ma così sarebbe corretto se non ci fosse un problema: la metà dei medici italiani rifiuta di assegnarla. A denunciare questo incredibile comportamento è il servizio SOS pillola del giorno dopo, il quale assiste migliaia di donne alle prese con la ricerca della famosa pillola, che si vedono sbattere le porte in faccia in ospedale e nei consultori.

Secondo la portavoce del servizio, Gabriella Pacini, il 50,9% dei medici rifiuta di dare la pillola alle richiedenti, nella gran parte dei casi (85%) per la cosiddetta clausola di coscienza, mentre nel 15% dei restanti per mancanza di disponibilità. Se quest’ultimo caso è dovuto ad un’organizzazione ancora non ottimale, è il primo a preoccupare.

Secondo la legge infatti la pillola del giorno dopo (che non è la Ru486) non è una pillola abortiva, e dunque non rientra nella casistica dell’obiezione di coscienza, cioè la libera scelta di un medico di non effettuare un aborto. La clausola di coscienza è però prevista nell’articolo 22 del codice deontologico e consiste nel contrasto con il convincimento del personale medico, il quale può applicare questa clausola soltanto se la donna non è in pericolo di vita, e sempre indicando il nome di un non obiettore che potrebbe fornire il medicinale.

Ma tutta questa burocrazia e scarica-barile porta la maggior parte delle donne a rivolgersi al servizio SOS pillola del giorno dopo perché almeno lì trovano qualcuno disposte ad aiutarle.

I dati emersi dal Rapporto preoccupano seriamente perché parlano di un Paese che non garantisce alle donne un diritto. Le donne che ci chiamano sono giovani e attive, studiano o lavorano, abitano in prevalenza nel centro sud e si dichiarano cattoliche. Per loro la contraccezione di emergenza non è sostitutiva di quella ordinaria, ma in genere segue un vero “incidente”, a cui tutti dobbiamo prestare soccorso. Per questo occorre sfatare il pregiudizio che esiste una contraccezione buona (la pillola e il preservativo) ed una sbagliata (quella di emergenza); bisogna dire alle donne che la “pillola del giorno dopo” è un diritto

conclude Elisabetta Canitano, presidente di Vita di donna.

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[Fonte: Repubblica]