le protesi mammarie difettose dell’oramai fallita società francese Poly Implant Prothese (Pip) contenevano un gel al silicone a cui era stato aggiunto almeno 1 tipo di additivo impiegato nell’industria petrolchimica mai testato per quell’uso specifico. A darne notizia, è stata l’emittente radiofonica francese Rtl, che è risalita all’elenco dei materiali utilizzati per i compendi estetici.
Il caso delle protesi al seno, poi denominate Pip, ha suscitato grande preoccupazione in tutto il mondo. In Francia, infatti, 20 donne su cui sono state impiantate, sono risultate affette da cancro al seno, senza contare le 2 mila denunce contro la compagnia francese da parte delle donne che hanno riscontrato problemi di salute. La gran parte delle protesi Pip, si stima oltre 34 mila, erano state importante in Brasile, che ne aveva vietato l’uso già nell’aprile 2010 a fronte di test effettuati in Francia dai quali risultava che gli impianti potevano rompersi e rilasciare un tipo di gel al silicone non conforme agli standard e pericoloso.
le protesi al silicone Pip, infatti, sono finite sotto accusa sospettate di essere potenzialmente cancerogene e per il rischio di rottura molto più elevato rispetto alla media. Se era già noto che racchiudevano gel al silicone industriale e non omologato dalle autorità competenti, utilizzato in sostituzione di quello compatibile con l’uso medico, 10 volte più costoso, oggi, emergono nuovi e inquietanti particolari. Tra gli additivi chimici impiegati dalla società, infatti, figurano baysilone, silopren e rhodorsil, cioè resine comunemente utilizzate per produzioni diversificate quali quelle di carburanti, gomma, computer e anche alimenti, ma mai sperimentate, nè tanto meno approvate per utilizzo clinico.
Per questo motivo, sia i medici che i legali delle donne rimaste vittime del tumore al seno o di problemi fisici chiedono che le protesi rimosse siano sottoposte ad approfondite analisi di laboratorio.
Il rischio che nuove protesi scadenti arrivino sul mercato, tuttavia, è sempre alto, tanto più che la stampa francese ha rivelato che i figli del fondatore della Pip, hanno aperto, già a giugno scorso, un’altra società, la FIT, per fabbricare impianti a basso costo da immettere soprattutto nel mercato asiatico e sud americano.
Fonte: TgCom24; Photo Credit|ThinkStock