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Diagnosi prenatale, fondamentale anche per donne sotto i trentacinque anni

La diagnosi prenatale, utile strumento per prevenire e conoscere tempestivamente eventuali anomalie del feto, è solitamente indicata come di fondamentale importanza in special modo per le gravidanze al di sopra della soglia dei trentacinque anni, potenzialmente a rischio. Tuttavia recenti ricerche indicano che anomalie cromosomiche sono state diagnosticate proprio al di sotto di quella fascia d’età, rendendo tutt’altro che innecessari questo tipo di esami preventivi.

Il primo censimento sulla popolazione italiana relativa ad amniocentesi e analisi dei villi coriali è stato effettuato dal team di ricercatori della Genetica medica del Policlinico di Modena, diretto da Antonino Forabosco, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e con la quasi totalità dei laboratori di citogenetica italiani. I dati raccolti, pubblicati in uno studio sullo European Journal of Human Genetics, hanno evidenziato che anche nelle donne sotto i trentacinque anni il rischio di anomalie cromosomiche è alto, al punto da non giustificare che per queste pazienti i test diagnostici non siano erogati gratuitamente.

Nel biennio preso in considerazione dagli studiosi, compreso tra il 1995 e il 1996, in Italia si sono sottoposte ad amniocentesi e villocentesi migliaia di donne con circa 1200 diagnosi, e ogni anno la percentuale aumenta del 15% (oggi dovrebbero essere 200.000 le diagnosi), senza precedenti alcuni in altri Paesi. La spesa complessiva a carico delle donne al di sotto dei trentacinque anni è stata valutata tra gli 80 e i 100 milioni, per i test si spendono mediamente tra i 700 e i 1000 euro. Come spiega lo stesso Forabosco:

Questa disparità di diritti deriva dal fatto che sinora non era stata valutata su una larga base epidemiologica la frequenza delle anomalie cromosomiche nelle gravidanza delle madri sotto i 35 anni. I dati dimostrano che nelle donne con meno di 35 anni almeno una gravidanza su cento presenta un’anomalia cromosomica, dal che deriva la conclusione che il diritto all’esame gratuito, a norma di Costituzione, deve valere per tutte le gravidanze, indipendentemente dall’età della madre.

A detta degli esperti, a tutte le donne andrebbero offerti gratuitamente test meno invasivi, come bi-test e rilevazione della plica nucale (translucenza nucale), che si eseguono entro l’11/ma settimana di gravidanza. Solo se questi esami rivelassero un che di sospetto si potrebbe allora procedere, sempre gratuitamente, ad amniocentesi e villocentesi, esami più invasivi basati sul prelievo di materiale fetale, da limitare se ingiustificati. Questo già avviene in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ed è necessario che anche l’Italia offra a tutte le donne che aspettano un figlio gli stessi servizi diagnostici senza oneri aggiuntivi.

[Fonte: Ansa]