Il fumo attivo, si sa, fa male al feto in gravidanza. Quello che si sospettava, ma non si sapeva con certezza, è che anche il fumo passivo rischia di mettere a dura prova la salute del bambino, nuocendo gravemente alle sue condizioni generali.
Si tratta del risultato di uno studio condotto dall’Università di Nottingham il quale tenta di dimostrare come siano alte le probabilità che il bambino di una donna che vive vicino a fumatori accaniti possa presentare dei gravi problemi di salute alla nascita, od addirittura nascere morto. I risultati verranno pubblicati sulla rivista Pediatrics di Aprile.
Basta dare un’occhiata ai dati relativi alla mortalità infantile per rendersi conto della gravità della situazione: il fumo passivo rappresenta una maggiorazione del fattore di rischio di morte alla nascita in percentuale pari al 23%, mentre rappresenta causa di difetti congeniti nel 13% dei casi. Si tratta di due percentuali molto elevate, che meriterebbero la giusta attenzione da parte delle donne in gestazione.
Il pericolo aumenta esponenzialmente se ad essere un accanito fumatore è il compagno della donna incinta. Secondo gli esperti bisognerebbe fare attenzione all’esposizione al fumo passivo anche prima del concepimento. Si tratta di un’analisi basata su studi, ben 19, condotti in Europa in Asia ed in America.
Come spiega il dottor Jo Leonardi-Bee:
Il fumo delle madri durante la gravidanza è ben riconosciuto quale possibilità di trasportare una serie di rischi gravi per la salute per il nascituro compresa la mortalità fetale, basso peso alla nascita, parto prematuro e una serie di gravi anomalie congenite quali la palatoschisi, piede torto e problemi cardiaci.
Questo perché il fumo passivo espone il feto alla stessa gamma di tossine del tabacco alla quale viene sottoposta il fumatore attivo. Si tratta di uno studio di importanza rilevante e dai risvolti inquietanti: prima di tutto perché mette in luce la problematica del tabagismo in gravidanza, e poi perché, sebbene ogni persona responsabile delle proprie azioni, tali comportamenti non devono e non possono incidere nell’esistenza di un bambino non in grado di scegliere da solo.