Gli effetti della salute della donna in gravidanza sono da tempo oggetto di studio per comprendere le relazioni tra i le condizioni della madre e gli effetti che le stesse possono avere sui nascituri. Una recente ricerca condotta da scienziati australiani, ha rilevato un legame tra la carenza di vitamina D e difficoltà nel parlare dei bambini.
Bisogna ricordare che la carenza di vitamina D, in linea generale, è correlata a diversi problemi. La sua mancanza nell’organismo umano porta a sviluppare problemi alle ossa ed ai muscoli. Ed ancora al sistema immunitario ed al cuore. E’ proprio partendo da queste basi che gli esperti australi hanno deciso di scoprire se vi fosse un legame a livello patologico in tal senso tra madre e bambino.
Nel corso delle analisi è stato scoperto che il rischio di dare alla luce un figlio che potrà presentare dei problemi di linguaggio nelle donne con bassi livelli di vitamina D è il doppio rispetto a quello delle puerpere con dei valori normali di tale vitamina. La scoperta è stata archiviata dai ricercatori del Telethon Institute for Child Health Research di Subiaco in Australia.
Nel corso della sperimentazione correlata allo studio sono state coinvolte più di 740 donne in gravidanza seguite fino al compimento dei diciassette anni di età dei propri figli. In questo periodo di follow up, i medici hanno osservato l’andamento dei livelli di vitamina D nel corso della gestazione ed hanno valutato le facoltà di linguaggio sviluppate dai nascituri nel corso della loro esistenza.
Commenta il coordinatore dello studio Andrew Whitehouse:
Il bambino in via di sviluppo è completamente dipendente dalla madre circa i suoi livelli di vitamina D e quello che abbiamo scoperto è che questo potrebbe avere un impatto sullo sviluppo del cervello del bambino . Vorremmo ora verificare se supplementi di vitamina D in gravidanza potrebbero ridurre il rischio di problemi di linguaggio nei bambini.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista di settore Paediatrics.
Articoli Correlati:
Vitamina D, non è mai abbastanza
Fonte: Paediatrics