Allenare la mente per avere successo nello sport: ai più sembrerà strano eppure le due variabili sono strettamente collegate: ad affermarlo era stata una ricerca presentata dalla British Psychology Society nel 2003 che è tornata di grande attualità grazie all’irrompere del Mental Coaching al quale ad oggi ricorrono molti campioni dello sport. La teoria però è stata ripresa da Roberto Castaldo, esperto Mental Coach e fondatore di 4 M.A.N. Consulting, che basandosi proprio sull’importanza di una mente allenata per avere successo nello sport, ne ha tracciato i punti salienti.
Allenare il cervello fa bene, allenare lo mente ancora di più. Perché solo in questo modo si riusciranno ad ottenere risultati di gran lunga migliori nelle discipline sportive che si praticano. Secondo lo studio del 2003 sopra citato, motivazione, concentrazione, autostima e gestione dello stress possono realmente fare la differenza nelle prestazioni di uno sportivo che, se riuscirà a mantenersi concentrato fissando bene un obiettivo, avrà più probabilità di successo.
La British Psychology Society aveva stimato un miglioramento delle attività sportive pari al 57% in coloro che allenavano la mente, percentuale che ad oggi arriva a sfiorare il 70%. E’ lo stesso Roberto Castaldo a sottolineare l’importanza di una testa allenata per rendere al massimo nella prestazione fisica:
L’allenamento mentale richiede impegno e costanza, al pari di quello fisico, e può influire in modo determinante sui nostri risultati. La gestione della preparazione di un atleta professionista è una cosa molto complessa, e, come tale, va affrontata su quattro aree distinte: tecnica, tattica, fisico e mente.
Poi, per spiegare come il mental coaching influisca sul raggiungimento degli obiettivi, da parte di un atleta, Roberto Castaldo fa un esempio chiarificatore.
Trovo particolarmente esplicativa una scena del film Rush, pellicola sulla rivalità tra i piloti di Formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Mi riferisco al momento in cui Hunt ad occhi chiusi visualizza la pista e tutte le minime sfaccettature che gli consentiranno di vincere la gara. Questo esercizio proietta la mente dell’atleta alla gara. Il cervello umano non sa se quella visualizzazione è vera o falsa, e gestisce le informazioni come se fossero reali, per cui questo inciderà anche sullo stato emotivo. La vittoria inizia sempre nella nostra testa, dalla consapevolezza delle nostre capacità e di come queste possano essere sfruttate al meglio per superare eventuali ostacoli
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