Una custodia capace di distruggere i batteri sui nostri cellulari: è questo il frutto di una ricerca presentata al Ces di Las Vegas di quest’anno, la mostra dell’elettronica di consumo attualmente in corso in Nevada. Un modo per mettere fine a potenziali agenti patogeni sui nostri telefonini.
Lo studio, condotto dagli scienziati della Sensor Electronic Technology, è stato recentemente pubblicato sulla rivista medica di settore Journal of Applied Microbiology e mostra i passaggi resesi necessari per giungere alla costruzione di questa custodia, al momento disponibile solo per iPhone e Blackberry, capace di “sterilizzare” i nostri smartphone e proteggerci da batteri o virus, come quello influenzale, il cui contagio passa facilmente attraverso queste superfici. Il tutto tramite un particolare uso dei raggi UVC.
Questo involucro non protegge il cellulare dagli urti ma consente di proteggere l’utilizzatore dello stesso grazie ai raggi ultravioletti. Un po’ come accade dal parrucchiere e dall’estetista Essi vengono infatti emessi dalla parte interna della custodia direttamente sul telefonino, grazia a specifici led che permettono alla custodia di disinfettare il suo ospite in modo soddisfacente in soli 30 secondi. Secondo i produttori la protezione è in grado di uccidere il 99,9% dei batteri e dei microrganismi presenti sulla superficie dello smartphone, tra i quali figurano l’Escherichia Coli, l’adenovirus (responsabile del raffreddore, N.d.R.) e il virus dell’influenza.
Al momento quello presentato al Ces di Las Vegas rimane soltanto un prototipo, ma è fuori da ogni dubbio che una sua possibile commercializzazione su larga scala possa risultare oltremodo interessante. Ciò non significa che sarà possibile abbattere di netto i contagi dai virus sopracitati, ma è altrettanto palese che se i risultati reali dovessero rispecchiare ciò promesso dall’azienda, si tratterebbe di un oggetto non solo innovativo, ma davvero utile pur non rientrando all’interno della apparecchiature medicali. Personalmente correrei a comprarlo appena messo in vendita. E voi?
Fonte | Journal of Applied Microbiology
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