E’ morto suicida Stephen Crohn, l’uomo immune dall’Hiv grazie ad una rara anomalia genetica presente in meno dell’1% della popolazione mondiale. Chron, nipote del famoso gastroenterologo, era considerato come una vera e propria “mosca”bianca nel mondo scientifico per ciò che concerneva l’Aids.
Stephen Crohn in qualche modo è sempre stato un personaggio legato al virus dell’HIV ed all’approccio allo stesso e non solo per questa sua capacità innata di essere resistente al contagio. Fu una delle prime persone a battersi in prima linea per far sé che la ricerca scientifica lavorasse alacremente su questa malattia, la stessa dalla quale lui era immune. Il suo caso fece molto scalpore nel 1978 quando l’Aids esplose. Crohn vide morire il suo compagno per colpa del virus. E per i medici era inspiegabile che potesse avere rapporti sessuali non protetti con lui e non contrarre l’infezione.
Gli esperti dopo aver esaminato attentamente il caso scoprirono che l’uomo era affetto da una rara anomalia dei globuli bianchi conosciuta sotto il nome scientifico di “mutazione delta-32 nel gene Ccr5” che in pratica rende impossibile la penetrazione del virus nelle cellule. Un uomo fortunato quindi, ma condannato in qualche modo a veder morire per il virus tutte le persone alle quali era affezionato che lo avevano contratto. Gli immunologi lo considerano una pietra miliare del loro lavoro nel campo dell’HIV sia per la sua particolarità che per la collaborazione che ha sempre dimostrato nella lotta contro l’Aids.
Qualcosa però nell’animo di Stephen Crohn deve essersi incrinato inesorabilmente, portandolo alla decisione più estrema possibile. La sorella, intervistata dai media statunitensi, è convinta che con molta probabilità il perdere in continuazione le persone a lui care l’abbia portato a cadere in uno stato di depressione dal quale non è stato in grado di risollevarsi. Quel che è certo è che con la sua sola esistenza Stephen Crohn ha dato un grande contributo alla ricerca contro l’Aids e per questo deve essere ricordato.
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