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Giornata Mondiale contro l’Aids: ancora troppe diseguaglianze

La ricerca e le terapie contro l’HIV vanno sempre avanti, ma come la Giornata Mondiale contro l’Aids ci ricorda, in questo 2021 sono ancora troppe le diseguaglianze nell’approccio alla malattia. “Stop alle diseguaglianze. Stop all’Aids” è lo slogan scelto questo anno e a ben vedere dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Pandemia di coronavirus ha peggiorato la situazione

E secondo gli esperti a peggiorare la situazione ha ovviamente contribuito anche la pandemia di coronavirus che ha reso ancora più difficoltoso l’accesso ai servizi di prevenzione della malattia e a quelli relativi alle cure, soprattutto in quelle zone del mondo dove trattare le infezioni da HIV era già una sfida importante.  E non solo: in quei paesi dove era già difficile far arrivare le terapie antiretrovirali è altrettanto difficile garantire la vaccinazione contro il Covid-19 proprio a quei pazienti che a causa dell’Aids presentano difese immunitarie basse.

La riduzione delle diseguaglianze è basilare se si vuole riuscire a porre fine all’epidemia di Aids entro il 2030 come proposto dall’Organizzazione mondiale della Sanità: i numeri diffusi in occasione della giornata mondiale di oggi raccontano però di una situazione che definire allarmante è un eufemismo. A livello mondiale sono circa 37,7 milioni lei persone che convivono col virus tra malati e sieropositivi e due su tre sono in Africa, che racchiude in sé il 70% dei decessi.

E sempre in Africa si registrano il 60% circa delle nuove infezioni, coinvolgendo purtroppo i giovanissimi.

Abbattere le diseguaglianze soprattutto tra i più giovani

Perché si puntano i riflettori sulle diseguaglianze? Perché esse non solo influenzano geograficamente i contagi ma anche le fasce di età colpite. A riscontrare una maggiore difficoltà di accesso alle terapie antiretrovirali sono proprio i più giovani: si parla di farmaci essenziali che consentono alla persona affetta da HIV di tenere sotto controllo il virus e rendere la patologia cronica assicurando agli stessi una vita normale. Senza di essi l’Aids diventa una malattia mortale.

Al momento, di tutti gli affetti da HIV, solo il 73% riceve i farmaci necessari a trattare l’infezione e solo il 54% dei minori di 14 anni. L’OMS lancia l’allarme su questo problema ma sottolinea allo stesso tempo tutte le carenze anche nell’ambito della disposizione dei test diagnostici: una diagnosi precoce, soprattutto in alcune zone del mondo renderebbe possibile ottenere una prognosi migliore e una minore letalità.

L’Aids, va ricordato, è una malattia causata dal virus HIV, che attacca le cellule del sistema immunitario compromettendone le funzioni e il cui contagio può avvenire sia per contatto con sangue infetto o rapporti sessuali non protetti, o ancora dalla madre al figlio durante la gravidanza. Le terapie antiretrovirali devono essere presi per tutta la vita non esistendo farmaci che possono portare alla guarigione.

In Italia le persone che vivono con l’HIV sono 120-130.000 con 1.303 nuove diagnosi registrate nel 2020.