Il vaccino contro l’Aids svenduto ad una società privata la quale maggiore azionaria risulta essere una delle persone che hanno collaborato a metterlo a punto, ha creato molto scalpore nei giorni scorsi. Privato contro pubblico in una decisione incredibile, a proposito della quale l’Istituto Superiore di Sanità ha voluto chiarire la sua posizione.
Di sicuro la politica sul tema non fermerà qui le sue domande e un’interrogazione al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin è stata già esposta e si attende risposta. Vediamo però insieme il punto di vista di una delle parti chiamate in causa da questo “lodo”. In un comunicato stampa infatti l’ISS ci tiene a sottolineare che ogni decisione presa è relativa al reperimento di fondi per continuare con la sperimentazione e continuare nello sviluppo del vaccino anti-HIV e tutto nell’ambito delle normative italiane ed europee sulla questione. L’importante, sottolineano, è che i risultati non vengano dispersi. Si legge nella comunicazione:
L’ISS ha deliberato di concedere per 18 mesi un’opzione esclusiva d’uso dei brevetti Tat alla Vaxxit srl con l’intento di reperire fondi per poter completare i piani di sviluppo del vaccino contro l’HIV, per il quale attualmente non sono previsti finanziamenti pubblici. Questa scelta è maturata per non bloccare il programma di sviluppo del vaccino, disperdendo così i risultati finora ottenuti […] coerente con gli orientamenti comunitari e nazionali che raccomandano di valorizzare i risultati delle ricerche pubbliche, trasformandoli in prodotti e servizi, attraverso la collaborazione con le industrie, la concessione di licenze o la creazione di spin-off .
Viene inoltre specificato che la Vaxxit, l’azienda coinvolta, è stata creata proprio per sostenere con del capitale privato le fasi di sviluppo del vaccino che ancora necessiterebbe di fondi pari a cira 40 milioni di euro. La presenza della dottoressa coinvolta nella sperimentazione all’interno dell’azienda garantirebbe, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, maggiori possibilità di raccogliere denaro da sfruttare per lo studio proprio grazie alla conoscenza che la stessa ha della formulazione vaccinale e della sua creazione. In pratica la Vaxxit, concludono, avrebbe in concessione solo la possibilità di “lavorare” per l’ISS nel recupero dei fondi. Ma ne siamo davvero sicuri?
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