Immaginate di ingoiare 10-15 capsule. Pensate ad un intervento all’intestino senza bucare la pancia, senza cicatrici. Benvenuti nel futuro della chirurgia mini-invasiva. dove i miracoli non si chiedono ad entità supreme ma sono frutto di anni di studi, ricerche e sacrifici dei tanti e veri santi che lavorano al nostro servizio per migliorare le prestazioni sanitarie e darci più speranze senza causare troppo dolore.
Si chiama Ikea, il nuovo robot-spia frutto dell’impegno di 18 gruppi di ricerca europei consorziati con il coreano Intelligent Microsystem Center (IMC). Il nome Ikea non è stato scelto a caso: inghiottendo le capsule a cui accennavamo ad inizio articolo, in breve portiamo nello stomaco una serie di attrezzature. In che modo è presto detto.
Ogni capsula ha al suo interno un componente miniaturizzato: la videocamera che permette al chirurgo di osservare l’interno del nostro corpo, le pinzette per effettuare delle biopsie, un mini-bisturi manovrabile dall’esterno, e mini-cucitrici. Tutte queste attrezzature hanno un paio di magneti alle estremità. Una volta ingerite le capsule e dopo che hanno raggiunto lo stomaco, riempito appositamente di acqua, tutti questi pezzi vanno ad assemblarsi, proprio come i mobili Ikea, ottenendo la configurazione desiderata, grazie alla forza dei campi magnetici attivata dall’esterno. Sembra fantascienza, o tutt’al più un simpatico gioco, in realtà è la chirurgia del futuro. Una volta assemblato il robot-spia, l’équipe chirurgica procede dall’esterno ad effettuare interventi in piena regola senza necessità di bucare la pancia.
Il robot-spia Ikea è solo l’ultimo arrivato di una serie di piccoli grandi ritrovati nano-tecnologici: la videocapsula passiva israeliana; il primo robot da colonscopia dotato di auto-propulsore brevettato negli anni ’90 da Paolo Dario, dell’Università di Pisa; le video capsule robotiche wireless. E come non citare anche gli altri robot, quelli più grandi, che lavorano dall’esterno, come il robot Da Vinci.
E’ di questi giorni la notizia, apparsa su Scientific American, del prossimo approdo in sala operatoria della videocapsule di nuova generazione, sempre ad opera di Paolo Dario e di Arianna Menciassi, professori di robotica biomedica presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Si tratta di micro-robot, dotati di zampe, zoom, strumenti chirurgici e guidati da un telecomando wifi. Possono raggiungere zone dell’intestino irraggiungibili, prelevando campioni e aiutando nelle diagnosi più difficili. Inoltre possono effettuare vere e proprie missioni di soccorso, rilasciando nelle aree infiammate farmaci per curare l’ulcera o tamponando emorragie altrimenti fatali.
[Fonte: Repubblica]