Le malattie cardiovascolari rappresentano a livello mondiale una vera e propria piaga. In alcuni casi e per alcune patologie, è possibile intervenire farmacologicamente. Talvolta vi è bisogno di un intervento di tipo radicale, come nel caso della stenosi aortica grave. Il problema è che il mezzo con il quale si potrebbe salvare la vita di tante persone, ovvero la Tavi, la tecnica transcatetere di impianto della valvola aortica, non è ancora considerato “sicuro” dal sistema sanitario nazionale.
O meglio, manca ancora un DRG nazionale che possa convalidare la messa in opera di tale tecnica presso più strutture specializzate. Si tratta di un vero e proprio dramma se si pensa che sono circa 50mila le persone affette da stenosi grave dell’aorta, la cui metà (come suggeriscono le statistiche,n.d.r.) è condannata al decesso entro un anno di vita della diagnosi.
Questa particolare procedura consente di poter riparare la valvola aortica danneggiata senza aprire il torace per l’intervento, passando per l’arteria femorale o la punta del cuore praticando una piccolissima incisione tra le costole. In occasione del recente convegno della Società Italiana di cardiologia Invasiva a Genova, il prof. Paolo Rubino, Direttore del Dipartimento Cardiovascolare della Clinica Monte Vergine di ed uno dei maggiori chirurghi con esperienza in tale tecnica in Europa, ha presentato risultati di uno studio di comparazione tra la Tavi e la normale tecnica operatoria in quanto ad efficacia e mortalità. Ha spiegato:
Il risultato, per quanto atteso, è stato dirompente. Nei pazienti con stenosi aortica grave, a 12 mesi dall’intervento, non vi è alcuna differenza: in entrambi i casi 8 pazienti sopravvivono e 2 no.
I dati della ricerca hanno infatti dimostrato che dopo un anno la Tavi e la chirurgia a cuore aperto dimostrano la stessa efficacia, con la differenza che in quanto a mortalità a 30 giorni ed a un anno dall’intervento, la Tavi fa registrare delle percentuali minori.
Come il dott. Rubino ha sottolineato nel corso del suo intervento, i lati positivi della Tavi sono essenzialmente riscontrabili non solo sul minore stress operatorio ma soprattutto dopo l’intervento stesso.
Una volta effettuati gli accertamenti preliminari, TAC ed ecocardiogramma, e se la persona su cui intervenire è in buone condizioni generali, è possibile programmare l’intervento in modo che il paziente sia ricoverato, ad esempio, il martedì, venga sottoposto a TAVI il mercoledì, torni a casa sabato e la settimana successiva sia pronto per tornare alle normali attività.
Al momento questo tipo di intervento viene effettuato solo presso il centro di lavoro del professore e poche altre sedi. Ma il tutto, come dimostra lo stop forzato al quale il prof. Rubino è sottoposto, dipende dal budget della singola regione: attualmente per mettere in atto questa operazione salvavita non vi sono gli adeguati fondi.
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