Grazie alla tecnica moderna, il diabete non è più una malattia che mette in pericolo la vita, ma la rende molto meno vivibile di prima. Per potersi curare infatti i pazienti sono costretti ad iniezioni quotidiane di insulina, che possono diventare scomode e fastidiose. Per questo da qualche anno scienziati di tutto il mondo stanno cercando di capire come fare per evitare questa operazione, e risolvere il problema una volta per tutte.
Il problema nel diabete di tipo 1 è che il sistema immunitario “impazzisce” e attacca le cellule del pancreas che producono naturalmente l’insulina. Per questo i diabetici sono costretti ad assumerla ogni giorno. Un metodo tempo fa si era trovato. Si era pensato di iniettare le cellule che producono insulina, provenienti da un donatore morto, nel fegato del malato, in modo da aggirare l’ostacolo e far produrre autonomamente al corpo quest’ormone. Solo che questa tecnica è complicata e costosa. Per questo un team di medici italiani ha inventato una nuova tecnica che fa progredire questa appena descritta.
I problemi legati al trapianto erano molteplici. Il principale era che per rendere efficace il trapianto, le cellule che servivano erano talmente tante da dover essere prelevate non da un donatore soltanto, ma da tre. Da qui poi i vari problemi, come il problema che i tre donatori dovevano essere morti più o meno contemporaneamente, non dovevano presentare problemi di fegato, bisognava avere a disposizione tre equipe mediche pronte all’espianto e al trapianto, ed ovviamente il costo elevato di tutto questo processo: circa 150 mila euro.
Il Diabetes research institute (Dri) dell’Ospedale San Raffaele di Milano ha risolto il problema: usare il midollo al posto del fegato. In primo luogo in questo modo sarebbe sufficiente un solo donatore, rendendo disponibile l’operazione il triplo delle volte in più rispetto a prima, i costi della cura sarebbero inferiori e ci sarebbero meno problemi a livello organizzativo. Finora la tecnica è stata sperimentata solo sugli animali, e ha dato buoni frutti. A breve è prevista la prima sperimentazione su 3-4 pazienti che non possono subire operazioni al fegato, e dunque hanno necessità di operare solo sul midollo. Se tutto dovesse andar bene, si prevede che la tecnica potrà essere disponibile già nel 2011.
[Fonte: Ansa]