Il diabete è tra le malattie più diffuse a livello mondiale. Secondo l’Oms, infatti, nel 2025 i diabetici saranno 460 mila, e quasi 2 pazienti su 10 svilupperanno una lesione ulcerativa del piede, che nell’85% dei casi precede un’amputazione di gamba o di coscia. Ma intervenire per tempo e ridurre il rischio di complicanza è possibile.
Come ha spiegato Carlo Caravaggi, direttore del Centro Interdipartimentale del piede diabetico presso l’Istituto Clinico Città Studi di Milano:
Quando parliamo di piede del diabetico ci riferiamo sia al piede che presenta ormai delle ulcere o vari gradi di infezione, sia a quelle condizioni pre-ulcerative che pongono il piede a rischio di insorgenza di queste lesioni, condizioni che se non curate per tempo possono avere conseguenze gravi.
Riconoscere i segnali d’allarme è fondamentale, quali una sensazione di formicolio o di punture di spillo sia ai piedi che alle gambe, la perdita di sensibilità del piede, il cammino difficoltoso e incerto, il dolore ai polpacci dopo una passeggiata o addirittura a riposo. Anche un paio di scarpe scomode possono provocare delle ulcere del piede.
La patologia del piede diabetico è piuttosto complessa e richiede un approccio multidisciplinare. Può essere affrontata correttamente, infatti, solo con la collaborazione di diverse unità di diagnosi e cura che partecipano al trattamento delle lesioni del piede. In questo senso, Il Centro Interdipartimentale del piede diabetico dell’ICCS Milano, è uno dei centri nazionali di riferimento.
La prevenzione, come sempre quando si tratta di salute, è l’arma vincente. Una diagnosi precoce, che può essere eseguita con una semplice visita, consente di attuare semplici interventi, come la rimozione di una callosità o l’uso di calzature idonee, che portano a una netta riduzione del rischio di complicanza.
Ad una rapida diagnosi, inoltre, deve seguire un intervento di rivascolarizzazione che di solito viene effettuato tramite angioplastica o, nei casi più severi, con intervento chirurgico di by-pass.
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