Il colera, secondo le autorità cubane, è sotto controllo, tuttavia secondo i media stranieri e i dissidenti, nell’isola caraibica è scoppiata una vera e propria epidemia, che nelle ultime settimane ha già mietuto decine di vittime, si parla di oltre 120 casi, mentre le persone contagiate sarebbero un migliaio.
L’epicentro della malattia è una città a est del Paese, Manzanillo, a oltre 800 chilometri dalla Capitale. L’ultima epidemia di colera a Cuba risale al 1882 e la situazione sembra preoccupare molto gli abitanti dell’isola. Anche il Messico ha dichiarato lo stato di allerta.
Quello che resta da chiarire è se l’epidemia sia scoppiata a Cuba o sia stata importata da un altro paese. Secondo la sanità locale, la causa sarebbe riconducibile all’inquinamento degli impianti idrici peggiorato dalle alte temperature e dalle piogge della scorsa settimana, ma c’è anche chi sospetta che il contagio sia stato innescato dagli infermieri e dai medici che nel 2010, in occasione del terremoto che colpì Haiti, hanno prestato la loro opera per curare il colera.
Il colera è un’infezione provocata dal batterio Vibrio cholerae e si trasmette con il contatto diretto da persona a persona, anche se molto raro, o indiretto attraverso le feci, ma anche l’acqua e/o gli alimenti contaminati. I cibi più a rischio sono quelli crudi o poco cotti. Le principali cause di epidemia della malattia sono le scarse condizioni igienico-sanitarie e la cattiva gestione degli impianti fognari e dell’acqua potabile.
La malattia ha un periodo di incubazione di 2-3 giorni e la manifestazione è in genere asintomatica, tuttavia la diarrea è il sintomo principale. In alcuni soggetti la perdita di liquidi può portare alla disidratazione e in alcuni casi anche alla morte. Il batterio dell’epidemia non è stato ancora debellato dall’ambiente e le uniche forme di prevenzione sono da un lato le campagne di vaccinazione e dall’altro il miglioramento delle condizioni igieniche.
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