Al momento quello della 23enne italiana ricoverata in Turchia viene considerato ancora un caso sospetto di ebola. I sanitari sono in attesa di ottenere i risultati delle analisi alle quali la ragazza è stata sottoposta dopo il ricovero.
Data l’epidemia di ebola in corso in Africa l’allerta su potenziali sintomi collegati al virus è molto alta ovunque. E.S, 23 anni, è attualmente ricoverata presso la struttura Haseki di Instanbul dopo essere stata a Kano, città della Nigeria Orientale. Quest’ultimo è uno degli stati colpiti dall’epidemia, motivazione per la quale, verificato il suo stato di salute non ottimale è stata fermata per dei controlli all’aeroporto della capitale turca e messa in quarantena.
In base a quello che riporta uno dei principali quotidiani turchi, “Hurriyet” la ragazza aveva già la febbre alta prima di imbarcarsi sull’aereo verso la Turchia e durante il volo le sue condizioni di salute si sarebbero aggravate. Alla ragazza è stato concesso l’imbarco perché dai medici nigeriani le è stata diagnosticata la malaria. Secondo i medici turchi i suoi sintomi, come la febbre alta ed il vomito, potrebbero anche essere attribuiti a una reazione allergica a un farmaco anti-malarico. Quel che è certo è che data l’allerta internazionale per via dell’ebola, prima di consentire alla donna di poter continuare il viaggio è necessario verificare che non sia affetta dal virus della malattia. In quel caso, tra l’altro, bisognerebbe aiutare il suo sistema immunitario a vincere la patologia ed una simile impresa si può tentare solo in una struttura specializzata.
Intanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità spiega sul suo sito perché questa epidemia sta avendo un risvolto peggiore rispetto a quello che ci si attendeva. Tutto sarebbe dovuto ad una serie di fattori legati all’ignoranza nella gestione del problema da parte della popolazione: la paura dell’allontanamento sociale che porta a mantenere nascosti in casa i propri malati con conseguente aumento di contagio; il seppellimento autonomo dei cadaveri senza che vengano prese le giuste precauzioni; il pensiero che data la mancanza di cure, il malato preferisca morire a casa. Tutte azioni che portano gli esperti a lavorare con numeri sottostimati e che rallentano la possibilità di raggiungere una soluzione.
Photo Credit | Thinkstock